L’Italia ha conti solidi ma la guardia resta alta

La notizia secondo cui a luglio il saldo di Tesoreria è stato attivo di quasi 3 miliardi, mentre lo scorso anno era stato passivo di 3, merita un grande risalto, assieme a quella, collegata, che il fabbisogno del Tesoro in luglio è diminuito di 10 miliardi rispetto allo scorso anno. Se questo risultato si consolidasse, infatti, nel 2010 il deficit pubblico potrebbe scendere di 0,6 punti, posizionandosi sul 4,6 per cento del prodotto nazionale, mentre la previsione per quest’anno è di 5 punti. È un risultato, molto migliore di quello previsto, che dipende in parte da fenomeni effimeri, ma in parte da fattori che possono essere non transitori, se verrà proseguita l’attuale politica di contenimento della spesa e di contrasto alle evasioni fiscali.
Un fattore transitorio, del miglioramento del conto del Tesoro, è costituito dal fatto che lo scorso anno lo Stato sottoscrisse un miliardo e mezzo di obbligazioni bancarie, i cosiddetti «Tremonti bond» che sono stati utilizzati per ricapitalizzare alcune banche in (moderata) difficoltà. Ma anche al netto di questo importo, il minor deficit è di 8,5 miliardi, pari allo 0,6 per cento del Pil. Un altro fattore che può considerarsi parzialmente transitorio è il minor tiraggio di fondi di tesoreria da parte delle Regioni e degli enti locali. I fabbisogni di cassa di questi enti potrebbero appesantirsi da agosto in poi. Rimane, però, il fatto che, mediante il commissariamento di alcune gestioni sanitarie e mediante altre politiche, il Tesoro sta tenendo sotto controllo questa parte della spesa pubblica.
C’è poi un fenomeno che può essere transitorio oppure no, a seconda degli eventi che si verificheranno: si tratta dalla riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico del 2010 rispetto al 2009. Essa dipende solo in parte dal fatto che il tasso di interesse della Bce, la Banca centrale europea, è molto basso. Una parte rilevante del risparmio sugli interessi del nostro debito pubblico dipende dalla reputazione che esso ha sul mercato finanziario internazionale. La credibilità del governo Berlusconi, la solidità del nostro sistema bancario e della situazione patrimoniale delle nostre famiglie, hanno contribuito a tenere basso il differenziale fra il tasso di interesse sui nostri titoli pubblici e quello sui bund tedeschi.
L’abilità del Tesoro nella gestione delle emissioni di debito pubblico e nella politica di controllo della spesa e dell’entrata, nonché la tempestività con cui è stata approvata la manovra correttiva dei conti pubblici, possono far continuare il basso divario tra i tassi sui nostri titoli e quelli sui bund tedeschi. Ma ciò non è automatico, comporta un’azione costante del governo nella linea intrapresa. Un fattore positivo che potrebbe non essere transitorio consiste nella riduzione della spesa per gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e altre analoghe misure) rispetto allo scorso anno. La dinamica delle entrate, nei primi sette mesi dell’anno, è stata caratterizzata da una sostanziale stabilità rispetto al 2009. Si tratta di un risultato molto buono, perché il gettito fiscale annuo dipende, solo in parte, dall’andamento della materia imponibile dell’anno. Esso risente, in ampia misura, dell’andamento degli imponibili dell’anno precedente. E il 2009 è stato peggiore del 2008. L’andamento futuro dell’economia potrebbe anche generare dei miglioramenti.


Ma sarebbe fuori luogo un eccessivo ottimismo. La tendenza della spesa corrente ad aumentare è sempre presente. E il contenerla esige uno sforzo costante. Per ora si deve registrare che esso è stato più efficace del previsto.

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