L’Italia secondo Prandelli: tridente e tre viola

Omaggio a Firenze, d’accordo: forse è la volta buona per ricucire uno strappo durato tanti anni, troppi per passare inosservato in una sera in cui sono fuori discussione sia il risultato che lo spessore dei rivali. É stato Cesare Prandelli, fresco ct a indicare Firenze come sede strategica per il suo debutto domestico sulla panchina della Nazionale, a dimostrazione che l’uomo è un perfetto conoscitore anche delle dinamiche del tifo, non solo delle modalità per addomesticare talenti ribelli come Cassano. Ammirare per una sera Gilardino, ricambio di Pazzini, insieme con De Silvestri, alternativa a Cassani, e con Montolivo, è forse l’occasione unica per una città uscita dal circuito Champions con qualche rimpianto. «La presenza di tre giocatori della Fiorentina non è un omaggio alla città ma tornare qui è di sicuro un’emozione anche se scoprirò quanto forte» l’obiezione del ct che di sicuro non fa una questione geo-politica, come accadde in passato a qualche suo sfacciato collega. Questo offre il convento e questo detta il turn-over specie se davanti c’è l’ostacolo minuscolo delle Far Oer, il materassino del girone.
Omaggio a Firenze e al marchio di fabbrica. C’è in atto, nelle pieghe della settimana azzurra, un dibattito spesso anche acceso sulla scelta di Prandelli di votarsi al tridente d’attacco, provando ad ancorarlo a un centrocampo dotato di qualità balistica oltre che di sostanza incarnato dal trio De Rossi-Pirlo-Montolivo. Può l’Italietta di questi tempi, con la sua fragile impalcatura, sopportare il peso di un tridente d’attacco? Prandelli è convinto che questa sia la strada da battere, non tanto per schierarsi nel dibattito ideologico a favore dell’eresia, quanto per sfruttare al meglio le risorse provenienti dal calcio italiano, in materia di attaccanti, Cassano e Balotelli insomma per ricondurre la discussione all’identità più nota. Il calcio italiano, negli ultimi tempi, è stato avaro con difensori e centrocampisti, persino con i portieri ma ha regalato abbondanti provviste in fatto di attaccanti. A Pazzini e Gilardino, centravanti, si può aggiungere tranquillamente Borriello; ai due grandi esclusi del mondiale, si possono aggiungere Quagliarella e Giuseppe Rossi, ballottaggio di stasera trascurando volutamente Pepe che a Tallin ho fornito l’ennesima conferma della sua mediocre cifra tecnica.
Perchè il tridente possa fare rima con l’Italia migliore, bisognerà attendere oltre che una migliore condizione fisica generale anche il collaudo dello schieramento al cospetto di avversari di rango. Le Far Oer non possono sciogliere il nodo: possono servire solo a raccogliere altri tre punti. Toccherà a Spagna o Brasile, Argentina o Germania, semmai il compito di promuovere o bocciare il piano del ct. Passando attraverso una veloce maturazione dello stesso Balotelli. Riuscisse il ct a integrarlo in azzurro come ha fatto con il Cassano pubblico e privato, beh saremmo a metà dell’opera. Sarà merito anche del fiocco che fra poco spunterà su casa Cassano: Fantantonio è sul punto di diventare papà, è notizia di ieri. Carolina è al secondo mese di gravidanza. L’altro giorno il barese non ha citato a caso l’idea di avere un figlio.
Torniamo al calcio: in attesa del ritorno di SuperMario, eccoci all’omaggio a Firenze e alla scelta, accorta, del ct di rinfrescare l’Italia tornata col successo sull’Estonia provvedendo a cinque cambi che sono una bella risposta ai quesiti più interessanti e attuali. Primo cambio della guardia in porta dove a Sirigu, tradito dalla velenosa palletta dell’estone, subentrerà Viviano e non certo perchè ha origini fiorentine (è nato a Fiesole) ma perchè nel Brescia ha raccolto molti consensi tra gli specialisti del ruolo.
Le altre due novità sono sistemate sulle due corsie, Del Silvestri e Antonelli, al posto di Cassani e Molinaro.

Spiegazione elementare: c’è bisogno di alimentare da dietro la manovra d’attacco. Scontato il ricorso a Gilardino chiamato a colmare una lacuna statistica clamorosa: non segna dall’ottobre del 2009, la sera della contestazione dello stadio di Parma a Lippi e i suoi cavalieri.

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