Si è concluso il seminario «Dipendenze comportamentali: progetto sperimentale nazionale di sorveglianza e coordinamento e monitoraggio degli interventi» che rientrava in un ciclo di incontri del progetto nazionale «il gioco è una cosa seria!» In prima fila il Ccm Ministero per la Salute, insieme con lASL To3 per la Regione Piemonte, altre amministrazioni, Forze dellOrdine, Servizi socio-sanitari, rappresentanti dellAAMS, commercianti e istituti scolastici di 8 Regioni.
La giornata è servita come confronto e momento di diffusione dei dati elaborati negli ultimi anni in tema di gioco dazzardo patologico e illustrazione di alcune scelte avvenute nelle singole Regioni, come quella del comune di Empoli dove per lapertura e la gestione delle sale giochi è obbligatoria sia una distanza non inferiore ai 250 metri da scuole, ospedali, chiese e altri luoghi considerati sensibili e un lorario di apertura dei locali che va dalle 14 alle 24. A Padova invece è stata aumentata la distanza a un raggio di 500 metri dai luoghi sensibili allinterno del quale non è possibile possedere macchinette e aprire sale giochi.
Gli italiani, insomma, giocano sempre di più e purtroppo molti sono i casi di dipendenza. A questo proposito Sabrina Molinaro ha illustrato i risultati del report svolto dal CNR. La ricerca ha avuto un campione di soggetti intervistati con una compilazione anonima di un questionario ricevuto per posta. Gli intervistati sono stati scelti in modo casuale dalle liste anagrafiche dei comuni selezionati. Circa 15 milioni di italiani hanno riferito di aver giocato somme di denaro una volta nel corso della vita (38,3% della popolazione 15-64 anni), di cui il 50% maschi e al 29% donne. Molinaro sostiene che «lidentikit del giocatore una tantum descrive un uomo giovane, tra i 25 e i 44 anni, con un livello di istruzione medio alto che vive da solo o con amici ed ha un lavoro affermato, come limprenditore o il dirigente. Giocano meno le casalinghe e i pensionati, le persone con figli oppure i commercianti o i liberi professionisti. Si gioca di più nelle regioni del sud Italia, infatti dalle prevalenze regionali, risulta più diffuso il gioco tra i residenti del Molise (57,5%), seguiti dalla popolazione campana e da quella siciliana rispettivamente 51,5% e il 50,7%). I territori regionali con percentuali più basse di giocatori sono invece la Valle dAosta e il Trentino Alto Adige con il 31,9%. Il 71% della popolazione italiana percepisce come rischioso il gioco dazzardo ma solo il 60% disapprova i giochi in cui si vincono o perdono soldi.
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