L’Nba sceglie i nuovi campioni Anche Belinelli fa l’americano

Nel mirino di Detroit e Utah il 21enne sulle orme di Bargnani

Oggi alle undici, in un ristorante vicino alla Stazione di Milano, Zare Zaccaria Markovski, scorpione macedone nato nel 1960 a Skopje, proverà a soffiare via la nube tossica che avvolge il suo mantello di nuovo generale per l'Olimpia, il 17° nella storia, cercando di far capire che un allenatore arrivato in finale scudetto - con una carriera sofferta, ma con tante piccole imprese da raccontare - non può essere considerato una seconda scelta. Soprattutto se viene ad allenare l'Armani e se, come sembra, avrà come compagno di viaggio Dino Meneghin, che certo non tornerebbe in società soltanto per tagliare nastri. E questo, naturalmente, spaventa.
Di sicuro chi ha condotto le trattative per il nuovo allenatore, puntando molto su Scariolo, non gli ha fatto un favore, ma questa è la società che si ritrova Milano dove tutto rimbalza sul muro costruito dal presidente Corbelli e dal manager Natali che danno sempre l'impressione di essere gli unici padroni, anche se per continuare, due anni fa, hanno avuto bisogno di Moratti, ma, soprattutto, di Galliani ed Armani. Loro hanno mescolato anche queste carte sul sostituto del Sasha Djordjevic, che certo non si è fatto infilzare senza colpe, ma che sbattendo la porta ha anche detto verità conosciute da tutti: un allenatore regge se la società è davvero con lui, si mostra solida ed intransigente con giocatori che già sono resi capricciosi dai loro agenti.
Comunque sia, Zare il poliglotta sembra fedele al suo nome, che vuol dire «Dio si è ricordato». Questo ingaggio lo meritava, questa possibilità di battersi in Eurolega che incredibilmente gli ha negato la Virtus portata al massimo dei risultati possibili con una squadra mai al completo, così come meritava di arrivare su un cocchio e non come ruota di scorta. Scariolo costava troppo, dicono. Quasi vero, ma allora perché andarlo a cercare se poi l'offerta non pareggiava neppure lo stipendio di Malaga? Comunque sia, Markovski ha firmato per due anni a 250mila euro la stagione, il doppio di quanto prendeva a Bologna. Ora sul mercato dovrebbe essere ascoltato per primo: l'arrivo di Gaines non semplifica la vita a chi, magari, aveva in mente un altro assetto. Intanto Nate Green lascia Milano per Udine. Oggi si dovrebbe chiudere anche il discorso allenatori di serie A se Avellino congederà Boniciolli, un altro che ha fatto benissimo, ma non piace al manager che già si lamentava quando parlavi bene del tecnico e non della società, per sostituirlo con Gigio Gresta. La rivoluzione delle panchine coinvolge soprattutto la Lombardia: Markovski all'Armani per Djordjevic, Dal Monte a Cantù per sostituire l'amatissimo Sacripanti che ha deciso il grande salto professionale accettando l'offerta della neopromossa, ma gloriosissima, Scavolini Pesaro. Da dove se ne è andato il toscano Ramagli ingaggiato dalla Benetton al posto di Blatt trasferitosi in Turchia. Scossone a Varese che ha rinunciato all’olimpionico Magnano per affidarsi al quasi esordiente Mrsic con il quale collaboreranno Vescovi e Andrea Meneghin.

Anche Bologna cambia: la Virtus giura di aver soffiato Pillastrini alla rivale concittadina, dove è nato, come il Bucci che nel 1984 diede lo scudetto alle Vu nere, ma la Fortitudo finge di non aver sentito e si prepara a presentare Mazzon, reduce dai successi di Salonicco, uno lanciato da Fadini a Verona e magari consigliato anche a questo Sacrati che, per adesso, deve tamponare falle, non soltanto economiche, visto che oggi, al Madison di New York, Marco Belinelli potrebbe essere scelto al primo giro da una squadra Nba.

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