L’occhio del fotografo che «immortala» il set

I segreti del cinema raccontati dalla fotografia. È dedicata al lavoro dei fotografi di scena, «L’occhio indiscreto del cinema italiano», la mostra ospitata al Museo di Roma in Trastevere, con le immagini scattate da tre generazioni di professionisti, da Mario Tursi, il prediletto da Visconti, a Umberto Montiroli, «occhio fedele» dei fratelli Taviani e di Nanni Moretti, fino ad Angelo Raffaele Turretta, fotografo de «La meglio Gioventù» e dell«Ultimo bacio». Esposte fino al primo aprile, oltre 90 foto firmate da 15 protagonisti del settore. Un lungo percorso in bianco e nero o a colori, per raccontare un ruolo spesso trascurato nonostante lo sguardo del fotografo di scena abbia sempre accompagnato la storia del cinema italiano. Uno sguardo puntato sul set eppure lontano dalle luci della ribalta, spiegano gli organizzatori. Il fotografo di scena compie scelte indipendenti rispetto al resto della troupe, scegliendo tempi, inquadrature e tecniche proprie. E in qualche modo diventa così il primo interprete di un’opera, mentre con il suo «occhio» rivela le storie nascoste dietro i film e dietro i volti degli attori. Ecco quindi i film e i segreti dei film raccontati con stili, sensibilità e tecniche diverse da tre generazioni di fotografi di scena per la prima volta a confronto.

Dai più anziani Mario Tursi, Sergio Strizzi («La vita è bella»), Montiroli e Lari (fotografo per Coppola e per Fellini), alla generazione di mezzo con Roberto Calabro, Giovanni Caramanico, Romolo Eucalitto (fotografo di Ozpetek e Salvatores), Adriano Giordanella, Bruno Rukauer. Testimoni dell'ultima generazione Angelo Raffaele Turretta, Alberto Ludovico Dionisi, Fabio Lovino e Claudio Iannone.

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