Cultura e Spettacoli

L’odioso avvocato Fabio Volo viene addolcito dalla malattia

Visita sul set del nuovo film dell’attore «Uno su due», una commedia di Eugenio Cappuccio sul senso della vita di fronte all’ombra della morte

L’odioso avvocato Fabio Volo viene addolcito dalla malattia

Michele Anselmi

da Deruta (Perugia)

Lì sulla E 45, subito dopo l’uscita Deruta Sud, direzione Perugia, c’è un hotel-ristorante per camionisti che si chiama L’asso di coppe. Gran via vai di «bestioni» con rimorchio, un panorama quasi da highway americana, se non fosse per i gustosi manicaretti preparati dalla signora Imola. Ma oggi dietro il bancone del bar, nel ruolo della padrona, c’è Agostina Belli, stessi occhi di Profumo di donna e qualche amabile rughetta in più. Si gira Uno su due, nuovo film di Eugenio Cappuccio, protagonista Fabio Volo. Una commedia amarognola, con toni buffi, sul senso della vita quando si profila l’ombra della morte. Sul piazzale, illuminato dal sole tenue del pomeriggio travestito da alba, un turbato Volo sta per salire su una sgangherata Panda color ruggine. Lo raggiunge correndo una ragazzina diciottenne, capelli lunghi e sguardo triste. «Aspettami, Lorenzo», implora lei, Tresy. I due si fronteggiano, si parlano, si sorridono, un attimo dopo eccoli a bordo dell’auto, destinazione Genova.
Penserete a una storia d’amore tra il trentenne e l’adolescente. Sbagliato. Qui si racconta di un padre e una figlia che non si vedono da anni, solo che il padre non è Volo. Lui, Lorenzo Maggi, avvocato genovese in carriera alle prese con una compressione cervicale che l’ha portato dritto in ospedale in attesa di una biopsia chiarificatrice, sarà il tramite di un incontro imprevisto: da un lato, un anziano camionista sfinito da un tumore e piuttosto bugiardo; dall’altro, la ragazza, al quale quel padre, né buono né cattivo, forse solo assente, ha inutilmente provato a spedire una lettera nella speranza di rivederla.
Uno su due è un titolo ironico, preferibile all’originario Ci vediamo lassù, che rimanda alla diagnosi di un medico. Uno su due, che poi vorrebbe dire il cinquanta per cento, riesce a guarire da quella maledetta compressione cervicale. Ma per Cappuccio significa qualcos’altro: «Devi approfittare di tutte le chance che ti offre l’esistenza. Certe botte, se non ti schiantano, fanno bene: ti obbligano a riflettere, a riconsiderare le priorità, a guardarti attorno». Il regista di Volevo solo dormirle addosso, passato a Venezia 2004, ha coniato un neologismo per descrivere questo professionista che da Genova, dove va in briciole il suo mondo sentimentale e professionale, si precipita qui in Umbria alla ricerca di una ragazzina che non ha mai visto. «È un “rattenuto”, un mix di rattrappito e trattenuto: vive sospeso, in attesa di un responso clinico ma anche di una ragione per rimettersi in gioco». Aggiunge Cappuccio, reduce da una notte rigida e umida passata in cima al monte Subasio per girare una spettacolare scena di parapendio: «Sia Marco Pressi (il manager di Volevo solo dormirle addosso) sia Lorenzo Maggi sono due figli del popolo, due trentenni che tentano il grande salto di qualità. Ed entrambi si ritrovano di fronte a un gigantesco nodo da sciogliere: morale, esistenziale».
Naturalmente la malattia - ricorderete l’avvocato-squalo incarnato da Harrison Ford in A proposito di Henry - è un tirante drammaturgico che funziona sempre al cinema, perché umanizza i personaggi più odiosi in una chiave di redenzione. Cappuccio non nega, ma spiega che lo shock iniziale, l’annebbiamento della vista con relativo incidente d’auto, è solo uno spunto per parlare d’altro. Infatti qui non c’è riabilitazione fisica: sulla nuca di Volo spicca solo un cerotto quadrato, spesso coperto da un vezzoso zucchetto tessuto dalla fidanzata. Che sarà Anita Caprioli, la doppiatrice che faceva innamorare Verdone in Manuale d’amore. Nel cast, oltre alla bentornata Agostina Belli, mamma della ragazza incarnata dalla luminosa Tresy Taddei, anche Giuseppe Battiston e Ninetto Davoli: l’uno nei panni dell’avvocato socio di Lorenzo, il secondo, niente più riccioli pasoliniani color pece, in quelli del padre malato.
Prodotto dalla Itc Movie di Beppe Caschetto insieme a Raicinema (distribuirà 01), Uno su due è un film da tre milioni e mezzo di euro. Dopo le riprese in Umbria, il set si trasferirà a Genova. Uscita a settembre-ottobre 2006. «Lo so, per il cinema italiano non è un gran momento» ammette il regista. «Ma io sono ottimista. Giro questo film nella speranza che faccia una valanga di quattrini. Bisogna crederci, bisogna reagire, bisogna smetterla con le lagne. Non si spara una pallottola gettandola sul pavimento, devi avere una pistola. E io sento che questo film sarà una 44 Magnum».

Ok, ispettore Callaghan.

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