Gli olandesi sono abili marinai, pronti a giurare amore e fedeltà a qualunque femmina che incontrano nel porto dattracco del loro bastimento. Così gli uomini di football di quel Paese Basso, vivono di rendita dai tempi dellarancia meccanica di Rinus Michels, controllate gli almanacchi: Van Gaal, Rijkaard, Beenhakker, Koeman, Gullit, Van Basten, Cruijff (badante di Pepp Guardiola), marinai itineranti che sanno vendere il prodotto e soprattutto se stessi. Poi cè Guus Hiddink, una nave da crociera internazionale, leroe di più mondi, Russia, Corea, Australia, Olanda, Turchia, Spagna, Stati Uniti, Inghilterra, dovunque si sia presentato ha portato via onori e denari, sembra che il suo conto bancario superi i 50 milioni di euro, da non trascurare i suoi guai con il fisco olandese per una evasione milionaria quando risiedeva in Belgio. La Hiddinks list non è lelenco delle squadre e delle nazioni nelle quali ha lavorato, è la fetta di esistenza che i suoi parenti avevano dedicato per salvare alcuni ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio. Hiddink ha anche questo nel suo bagaglio appresso, oltre ai dollari e ai sigaroni che ama fumare.
Ora il suo eventuale arrivo a Torino servirebbe a movimentare lo stagno bianconero, passare da un napoletano verace a un napoletano (per astuzia) dOlanda, potrebbe svegliare lambiente sabaudo, assopito dalla verve (!) di Blanc e dalla nostalgia di Bettega. La Juventus da tempo non ha un gioco suo, anche quella massacrante di Capello o quella pratica di Lippi erano figlie delle intuizioni di alcuni protagonisti, da Zidane a Baggio, da Vialli a Ravanelli, da Ibrahimovic a Del Piero, con la giovinezza di Cannavaro e di Zambrotta, di Sousa e Jugovic, la maturazione di Nedved e di Thuram, con le parate di Buffon a correggere errori ed omissioni. La Juventus, dunque, abbisogna di qualcuno che ne sfrutti al meglio il potenziale, bilanciando la qualità tecnica, non esaltante, con una organizzazione tattica a volte paurosa.
Hiddink conosce cinque lingue ma litaliano del pallone è difficile, a meno che non si abbia a disposizione un gruppo di veri attori, come Josè Mourinho testimonia. La stagione è compromessa, se mai avesse veri obiettivi di grandeur, non restano che obiettivi ordinari se riferiti alla storia juventina: la coppa Italia, uneventuale performance nellEuropa League, lobbligo di partecipare alla prossima Champions e, in prospettiva, alcuni calciatori in prepensionamento o da mettere in analisi, non soltanto tecnica. Non è poco ma è anche moltissimo, visti gli ultimi compiti in classe.
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