Politica

L’omicidio dell’ombrello: il killer fu un italo-danese

da Londra

La sera del 7 settembre 1978 Georgi Markov, 49enne scrittore bulgaro dissidente e giornalista della Bbc, stava facendo la fila per salire su un autobus sul ponte di Waterloo, a Londra. Fu urtato dalla punta di un ombrello, apparentemente scivolato dalle mani di un uomo robusto, che chiese scusa e sparì. Tre giorni dopo, Markov era morto. Avvelenato.
L’uomo misterioso avrebbe ora un nome, quello di Francesco Giullino, italiano naturalizzato danese al soldo dei servizi segreti di Sofia. Su di lui aleggiava già da anni più di un sospetto. La certezza, rivela il Sunday Times, verrebbe ora da un’inchiesta durata oltre sei anni e condotta da un reporter bulgaro, Hristo Hristov.
Giullino, nato a Bari nel 1946, si trovava in Bulgaria nel 1970, ai tempi del regime comunista di Todor Zhivkov. La polizia lo scoprì con in mano droga e valuta straniera. Anziché finire in carcere, divenne una spia del Durzhavna Sigumost.
Inizialmente Giullino venne impiegato in territorio bulgaro per pedinare gli stranieri. Poi cominciò a fare l’«inviato», attivo in missioni in Danimarca, Belgio, Italia e Turchia. Si improvvisò corniciaio, quindi antiquario ambulante, girovagando per l’Europa a bordo di un caravan con targa austriaca. Tra il 1977 e il 1978 si trasformò nell’«agente Piccadilly», compiendo 3 viaggi a Londra. L’ultimo biglietto, quello di ritorno verso l’Italia, è datato 8 settembre, il giorno dopo l’incidente a Markov. Giullino avrebbe ricevuto l’ordine di uccidere il dissidente bulgaro dal viceministro degli Interni dell’epoca, il generale Stoyan Savov, morto suicida nel 1992. Lo stesso Markov non si sentiva al sicuro, e mangiava e beveva solo a casa di amici. Ignaro del fatto che anche un ombrello potesse essere avvelenato: alla caduta del regime, nel 1989, nel ministero ne venne recuperato uno stock. Nel febbraio del 1993, grazie a una soffiata, Scotland Yard giunse al nome di Giullino. L’uomo venne interrogato per sei ore, a Copenaghen. Ammise legami coi servizi, ma negò ogni coinvolgimento nella vicenda. Il 18 aprile lasciò la Danimarca, facendo perdere ogni traccia.

Ma, secondo Hristov, sarebbe ancora vivo.

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