Lappuntamento per linaugurazione dellanno giudiziario 2011 del Tribunale ecclesiastico regionale ha coinciso con due fatti che ancora una volta coinvolgono la Chiesa: Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova non commenta lincontro istituzionale per la ricorrenza della firma dei Patti Lateranensi tra la Santa Sede e i vertici dello Stato italiano, trincerandosi dietro un laconico «si è trattato di un incontro istituzionale e di prassi che è andato sostanzialmente bene, in maniera tranquilla».
Il rigore adottato nellosservare il cerimoniale in occasione dellincontro a palazzo Borromeo e la scarsa pubblicità nei giorni precedenti levento sui giornali cattolici sono state interpretate come un segnale di allontanamento nei confronti del Cavaliere da parte dei vertici ecclesiastici. Ma proprio il basso profilo tenuto ha al contrario aumentato lattenzione al commento di Monsignor Paolo Rigon poco prima che iniziasse a leggere la relazione annuale sui dati relativi al Tribunale ecclesiastico regionale del 2010.
Motivo del contendere è stata la dichiarazione secondo cui «omosessuali non si nasce se non in rarissimi casi di disfunzioni ormonali o fisiche. Lomosessualità è indotta e dunque bisogna prenderla dallinizio. Il nostro consultorio familiare affronta parecchie volte questo tema e ci riesce anche». Immediata la replica di Arcigay e Arcilesbica di Genova, secondo cui Rigon diffonde «odio e discriminazione» e sottolineano come l'omosessualità sia stata esclusa nella classificazione psicopatologica a partire dalla ristampa del 1972 del Dsm-II, la seconda edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.
Secondo le parole di Roberto Revello, a cui nel corso della conferenza è stato riconosciuto limportante contributo apportato durante i cinquantanni di avvocatura rotale, «Monsignor Rigon è una persona umanissima, sensibile e paziente», e il suo commento va ricondotto nel più ampio discorso circa la fedeltà coniugale. Gli elementi per ottenere una dichiarazione di nullità del matrimonio e non di «annullamento» come erroneamente e comunemente si dice sono basati sullesclusione di elementi quali la prole o il consenso allindissolubilità e allunità del matrimonio o problemi psicologici o psichiatrici. In questa cornice va riportata la dichiarazione di Monsignor Rigon in merito allimpossibilità della fedeltà coniugale quale elemento di nullità del matrimonio: «Aspetto del problema della fedeltà è quello della tendenza o del genere, di cui oggi si parla molto, in forza del quale si può anche giungere a scegliere come si vuole la propria sessualità, se in modo eterosessuale o in modo omosessuale o in alternativa o in simultanea. Se così è, ci sarà una incapacità ad essere fedeli: il caso drammatico è quello dellomosessualità che qualcuno spera di vincere o di mascherare appunto con il matrimonio, ma è unillusione, non sarà possibile in concreto restare fedeli al coniuge».
Più ampio e articolato il discorso dellarcivescovo Bagnasco, che con parole concise affronta il tema della fedeltà, con spunti di riflessioni condivisibili anche da chi non si riconosce parte di una comunità religiosa: «il contesto culturale che viviamo e respiriamo pone al centro di tutto lindividuo al posto della persona. Bisogna imparare a uscire da se stesso e dal mondo di istinti e impulsi, per mettersi al centro di una rete di relazioni e impegni assunti, che vogliono dire sacrificio, fatica e appunto fedeltà. Purtroppo la fedeltà oggi non viene percepita come un valore, ma come ripetizione e freno al proprio slancio alla propria libertà».
«Lomosessualità, una malattia da estirpare»
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