Il «nucleo» degli studenti milanesi è tra i più attivi e ovviamente ha cavalcato anche il successo del social network di Facebook per fare tam tam di assemblee e autogestioni. Più il passaparola è esteso, più si spera di portare gente in piazza. E dopo ogni iniziativa si fanno public relation mettendo in rete i video degli scontri con la polizia, come è accaduto dopo il tentativo di occupazione alla stazione Cadorna, o le foto delle lezioni allaperto. Si fanno dibattiti, confronti a senso unico (cioè tutti contro la legge 133), si aprono forum e si creano mailing list.
Anche i volantini distribuiti davanti al portone delluniversità hanno fatto il loro tempo. Ora ci sono sms e mail: «Il ritrovo è alle ore 8 in facoltà» si danno appuntamento gli irriducibili della battaglia anti Gelmini.
Se nella realtà bloccando le strade, gli studenti cercano di fare la stessa cosa anche nel mondo virtuale. Bloccando i siti. Alla vigilia dellapprovazione della riforma in Senato, gli hacker dei collettivi hanno oscurato il sito del ministro Maria Stella Gelmini per qualche ora: un modo, violento al pari di unoccupazione, per aver ragione mettendo a tacere «il nemico». La propaganda corre da un pc allaltro anche via YouTube, con video di cortei e preparativi di striscioni. Qualcuno, come provocazione estrema, ha cercato anche di mettere in vendita su eBay il proprio ateneo. «Da quando sarà trasformato in fondazione - spiega - non avrà più valore. Svendiamo listruzione pubblica».
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