Il misterioso guazzabuglio umano che in natura si chiamava Vladimiro Guadagno e che ora conosciamo come Vladimir Luxuria, comunque sempre nato a Foggia 41 anni fa, non è solo un onorevole (o un'onorevole con l'apostrofo) di Rifondazione, ultimamente impegnatissimo a Montecitorio nella guerra dei gabinetti. L'altra faccia dell'esponente politico si rivela sui palcoscenici, in questi giorni al Teatro delle Erbe di Milano, con l'opera Si sdrai per favore. Tema: il sesso. Luxuria ha scritto i testi con Roberto Piana, Luxuria li recita praticamente in monologo, salvo alcune studiate apparizioni dell'assistente cialtrona Fuxia (anche in questo caso, inutile indagare sull'identità anagrafica: è un altro simpatico guazzabuglio).
L'onorevole, parrucca alta mezzo metro e occhiali da vamp, veste per un paio d'ore i panni rosso fuoco della psicologa Paola Crepasse, sessuologa. D'altronde, spiega, si vede in giro quanta confusione e quanta ignoranza sovrastino la scottante problematica. Non a caso, la gente va sempre più spesso dallo psicologo. «Chiarisco: gli psicologi sono quelli che quando vanno ad uno spettacolo di strip-tease, anziché guardare lo spogliarello, guardano il pubblico».
Si apre così la surreale seduta psicanalitica, una sorta di parodia che coinvolge di volta in volta anche gli spettatori, e che si sviluppa lungo gli itinerari classici del corso di educazione sessuale. La dottoressa affronta aulica e puntigliosa tutto l'alfabeto amoroso. A partire dai preliminari. «Il maschio dedica mediamente ai peliminari dai dieci ai quindici secondi. Qualche volta dai dieci ai quindici minuti, quando conteggia anche il tempo trascorso nel traffico prima di arrivare a casa». La dottoressa spiega che uomo e donna, in fondo, non hanno una visione diversa del sesso: «No, è opposta». Ancora sui preliminari. Spesso la donna li chiede, qualche volta l'uomo si dimostra gentile: «Ma certo cara: li facciamo dopo».
Trascorrono i minuti e il monologo si rivela sempre più piacevole sorpresa. Abituata, come spiega nelle sue interviste, «a vivere da sempre sul crinale che divide il mondo maschile da quello femminile», Luxuria dimostra di reggere benissimo anche l'acrobazia di un simile spettacolo, viaggiando stabilmente sul sottile crinale che divide ironia e volgarità. L'onorevole protagonista riesce nell'impresa tra dissacrazione e disincanto, evitando le fastidiose ostentazioni di certe atmosfere provocatorie e trasgressive, genere gay-pride. Di più: tiene quasi due ore senza mai andare in testacoda con il frasario, ormai molto più esplicito e più sbracato in un qualsiasi spettacolo di cabaret della prima serata. Nella stagione in cui pure i comici più quotati, dai Crozza ai Bisio, non riescono a far ridere senza deviare alla terza battuta sul trivio e sul camionismo, Luxuria fa ridere col sesso e del sesso senza neppure un vocabolo di genere. Eppure, la trappole sono disseminate lungo l'intero percorso, che non sorvola su nessuno dei temi classici. Il fatidico «Punto G»? La dottoressa è abbastanza depressa: «Ormai, per trovarlo, gli uomini hanno bisogno del navigatore satellitare».
Sono sul banco degli imputati, i maschi d'oggi. «Ho statistiche recentissime sugli uomini - rivela la psicologa -: il 18 per cento lo fa sdraiato, il 25 per cento lo fa in piedi, il 36 per cento lo fa seduto, il 100 per cento lo fa sapere». Il problema è che i due universi, maschile e femminile, si cercano in continuazione, ma non si capiscono quasi mai. «Le donne cercano sempre un buon motivo per fare l'amore. L'uomo invece cerca un buon posto: di solito ti porta al Parco Nord».
La folle dottoressa arriva ad esortarli, questi uomini impiastri: «Parlate, mentre lo fate, con le voste compagne. Almeno se ne accorgono». Quanto ai misteri dell'universo femminile, non lesina consigli utili ai maschi: «Ricordate: c'è una frase che vostra moglie non vuole mai sentirsi dire mentre fa l'amore. Questa: cara, dove sei, stasera sono tornato prima».
Bisogna rendere omaggio all'onorevole Luxuria: la volgarità pesante sta fuori, ben lontana da questo palcoscenico. Nettamente più volgari certe domeniche televisive riservate al pubblico delle famiglie. Qui si procede così, con gustosa leggerezza, di tema in tema, passando per il Viagra e per i film porno. «È noto - conferma la psicologa -: guardare film pornografici può aiutare la coppia. Una mia paziente, inguaribile romantica, li guarda perché spera sempre che alla fine i due si sposino...».
Tra scroscianti applausi, la squinternata sessuologa chiude e saluta. Sì, si può tornare a casa senza la fastidiosa sensazione d'aver sprecato tempo.
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