L’opera si accende se entra ...in galleria

Il pezzo più bello è forse quel Hopes and fears di Daniel Hirst, artista di Bristol che fa registrare ogni volta in asta quotazioni da capogiro: la splendida tela intessuta di ali di farfalle multicolori (quotazione: due milioni di euro) è di proprietà del noto gallerista milanese Renato Cardi. Siamo al MiArt, la Fiera internazionale di arte moderna e contemporanea che fino a domenica occuperà i padiglioni 1, 2 e 4 di Fieramilanocity, e quella di Hirst è solo una delle opere che da ieri gli addetti ai lavori hanno cominciato ad esporre, per essere ammirate (e comprate) dai collezionisti a partire da questa sera.
Qualche numero, per capire la portata dell'evento: duecento le gallerie ospitate, delle quali settantacinque provenienti dall'estero. Un'ottantina di queste si è concentrata sul contemporaneo storicizzato (e meglio quotato), una cinquantina sul settore moderno e un manipolo di realtà giovani e dinamiche presenta le soluzioni più sperimentali. L'allestimento minimale di Pier Luigi Cerri guida il visitatore in un lungo percorso su due piani, nei quali ci si imbatte in gallerie, come quella di Cardi, che sono una vera gioia per gli occhi. E nonostante qualche importante defezione di nomi noti (perlopiù meneghini), non mancano le piacevoli sorprese, come la Galleria Tega che, ci spiega Camilla Prini, «presenta disegni di Christo (quotazione: 200mila euro), sculture di Botero, dipinti di Valerio Adami, un collage di Mimmo Rotella e, soprattutto, un olio di Picasso, il pezzo forte dell'esposizione (circa 800mila euro la quotazione di mercato)».
Ci sono poi galleristi più giovani, come Federico Luger dell'omonima galleria milanese, che nella sezione Anteprima propone interessanti lavori e considera la vetrina di MiArt tra le più importanti per il proprio business. «Non dobbiamo dimenticare che i collezionisti milanesi sono secondi solo ai belgi», spiega Milovan Farronato, curatore di uno dei tre progetti speciali allestiti quest'anno a MiArt. Si chiama Bourgeois Plasir il progetto da lui ideato e che coinvolge cinque gallerie emergenti: «Ho chiesto loro di concentrarsi non solo sull'opera, ma anche sul contesto in cui presentarla: lo spazio, per la prima volta in esposizione, non sarà neutro ma immaginato come un’ipotetica stanza d'abitazione».
In questi giorni si parlerà molto spagnolo, nei padiglioni della fiera: venticinque le gallerie internazionali che fanno il punto sulla creatività latinoamericana, chiamate da Omar Pascual Castillo per collaborare al progetto Nuevos territorios americanos e cercare investitori italiani mentre Adriana Forconi si è occupata di Focus Buenos Aires, una sezione che presenta il meglio delle gallerie della capitale argentina, da sempre vitale centro creativo.
Tra le iniziative da segnale al MiArt, un interessante convegno (domani, ore 15) durante il quale il nucleo di Monza del Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale presenta un decalogo contro l'incauto acquisto di opere d'arte contemporanea, tra le più semplici da contraffare.


Spazi più ariosi, seminari, luoghi per la lettura, bookshop e un ristorante di lusso: bisogna ammettere che MiArt, pur lontana dalle esperienze di Basilea o di Miami, si è rifatta il trucco. Ora spetta ai collezionisti renderle merito.

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