Un esercito di musicisti. Giovani, giovanissimi, entusiasti ed affiatati, riuniti in unorchestra che è il fiore allocchiello della cultura musicale venezuelana: la Simón Bolívar Orchestra Sinfonica del Venezuela, diretta dal ventisettenne Diego Matheuz, arriva finalmente a Genova, stasera al Carlo Felice (ore 21), ospite della stagione «centenaria» della Gog. Uno fra gli eventi culturali più attesi dagli appassionati, oltreché da studenti e addetti ai lavori: è il «miracolo» di José Antonio Abreu - nipote del musicista italiano Antonio Anselmi Viberti emigrato in Venezuela nel 1897 - che nel 1975 fondò questo organismo, togliendo dalla strada bambini e ragazzi poverissimi e dando loro in mano uno strumento musicale.
Un «sistema» che aveva ed ha il sapore di un riscatto sociale, che continua negli anni a motivare migliaia di giovani, strappandoli alla miseria e donando alla loro esistenza sogni, ambizioni, amicizia e voglia di lasciarsi alle spalle disagi e indigenza; un sistema vincente imitato in molti paesi del Sud America e non solo. Sì, perché se lorchestra è formata da ragazzi tra i 17 e i 26 anni, è bello sapere che questa è solo la punta di diamante di un organismo assai più complesso, che vanta una serie di ensemble formati da ragazzini di tutte le età, per il 75% appartenenti a strati sociali debolissimi: orchestre pre-scuola (dai 4 ai 6 anni), più di novanta orchestre per bambini dai 7 ai 16 anni, oltre centotrenta orchestre giovanili (dai 16 ai 20 anni) e infine orchestre sinfoniche di adulti professionisti, con limpiego di oltre 15mila insegnanti di musica.
Lorchestra venezuelana, esempio di riscatto sociale
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