Cultura e Spettacoli

L’orrorifico Lovecraft? Sapeva ridere di se stesso

Ad Howard Phillips Lovecraft, re della letteratura gotica, non mancava il senso dell’umorismo. Quando nel 1933 l’editore della rivista Unusual Stories gli chiese un breve profilo autobiografico, inviò un dattiloscritto intitolato Alcune notazioni su una Non-entità. Oggi lo scrittore è diventato una Non-entità di enorme (e sempre crescente) successo. Incalcolabile la sua eredità in termini di influenza su cinema e letteratura: basterà ricordare che il libro più bello di Michel Houellebecq, scrittore all’apparenza lontanissimo dalla Non-entità in questione, è proprio una biografia di Lovecraft. Grazie all’opera pionieristica prima, e ora di intelligente valorizzazione del dato filologico, di Gianfranco De Turris, noi amanti italiani della Non-entità godiamo di una fortuna eccezionale. Dopo il magnifico Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici (Bietti) arricchito da una serie di inediti di valore assoluto, giungono in libreria, quasi contemporaneamente, due volumi a firma di Lovecraft: Parola di Lovecraft. Tutti gli scritti autobiografici (La Torre) e una nuova edizione, raddoppiata nel numero di pagine, de Il libro dei gatti (Il Cerchio). Due volumi impeccabili, con note e apparati fondamentali sia da parte dei curatori americani (S.T. Joshi, massimo esperto di Lovecraft) sia da parte dei curatori italiani (oltre a De Turris, Claudio De Nardi e Pietro Guarriello, Marina Alberghini).
La fama di Lovecraft, scrive De Turris, va di pari passo con la creazione del suo mito, costruito intorno alle sue bizzarrie. Bizzarrie ridimensionate dalle lettere e ora dagli scritti autobiografici, finalmente raccolti in un unico tomo. Lovecraft si rivela umile, appassionato, collaborativo, dalle idee conservatrici e rivoluzionarie: «Sono un ultra-conservatore, socialmente, artisticamente e politicamente, ma anche un estremo progressista, nonostante i miei 39 anni, riguardo tutte le questioni di scienza pura e filosofia» (da una lettera del 1929). Un divertente riassunto della propria vita è offerto da Lovecraft nel brano in questa pagina. Il volume dedicato ai gatti è già noto ma è molto ampliato rispetto alle edizioni precedenti (con saggi, articoli, poesie e lettere). Per Lovecraft i gatti, specialmente l’amatissimo Old Man, «sono i simboli runici della Bellezza, dell’Invincibilità, della Meraviglia, dell’Orgoglio, della Libertà, della Freddezza, dell’Autosufficienza, della squisita Individualità. Le qualità degli uomini e delle donne sensibili, illuminati, mentalmente superiori, pagani, cinici, indomiti, civilizzati, superiori».

Il gatto è come un suo racconto: vicino a misteri sconosciuti all’uomo.

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