Siamo abituati a sentir parlare della Sanità, dei medici o dei nostri ospedali solo quando qualcosa non funziona, quando scandali o sprechi offuscano il lavoro e l'impegno di molte persone. Ma sono tanti gli elementi che compongono questo ambiente, magari poco conosciuti, che funzionano in maniera eccellente.
Uno di questi servizi è la Spedalizzazione domiciliare territoriale, che permette ai pazienti, geriatrici o oncologici, di restare a casa, tra le proprie cose, vicini alla propria famiglia ma assistiti nel migliore dei modi. Un sistema che «mette il paziente e la sua famiglia al centro facendo ruotare tutto intorno le professionalità che sono necessarie - spiega il dottor Massimo Luzzani, responsabile delle Cure Palliative a domicilio dell'Ist -. Il paziente va visto nel suo insieme, il dolore è uno degli aspetti, ma ci sono decine di sintomi diversi, dalla depressione alla paura, dall'ansia all'agitazione, che vanno valutati, sempre, nel rispetto dell'integrità della persona. All'Ist abbiamo un servizio di assistenza domiciliare, con cui seguiamo circa 100 persone all'anno, ma per persone che necessitano di un alto grado assistenziale la scelta migliore è la ospedalizzazione territoriale, gestita dalla Asl 3, in collaborazione, per le zone del centro città, con il Galliera».
Il malato, attivando questo servizio, può infatti essere seguito, fino ad una o due volte al giorno, (a seconda delle necessità e di ogni singolo caso) da infermieri professionali ed Oss nella propria abitazione, il tutto a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Il questo modo tutte le necessità mediche o di accudimento, normalmente svolte all'interno di una struttura ospedaliera, come flebo, sacche di nutrizione, prelievi, terapie, misurazione della pressione, fisioterapia e igiene, vengono svolte in casa. Restando nel proprio letto, o magari in un letto ospedaliero, perché il servizio permette, tramite il Sostegno Genovese, un'associazione di solidarietà per la terapia del Dolore da Tumori, e tramite la cooperativa sociale La Rimessa, di avere a disposizione non solo le persone ma anche le strutture. Si tratta appunto di letti, materassi antidecubito, carrozzine, aste per flebo e persino medicinali che, sotto stretto controllo e con la ricetta del medico della mutua, che resta il primo referente per i paziente, vengono consegnate a casa. Il tutto nel più ampio e umano rispetto delle esigenze di chi, purtroppo, sta lottando contro la malattia. «In questo momento il Galliera si sta occupando di circa 60 persone, di queste un 30 per cento sono pazienti oncologici. In un anno usufruiscono di questo servizio circa 300 persone, solo nel nostro ospedale, - spiega il dottor Alberto Cella, responsabile delle Cure domiciliari dell'Ospedale Galliera, unico ospedale cittadino a offrire questo servizio - senza parlare di tutti quelli che, nelle zone che non sono di nostra competenza vengono seguiti dagli operatori della Asl 3. Ma le necessità reali superano di gran lunga questi numeri. La realtà è che le persone anziane che avrebbero bisogno di assistenza sono molte di più, quel che ci vorrebbe è una maggiore integrazione con i servizi sociali del Comune». Un pensiero, anzi un augurio condiviso anche da Luzzani dell'Ist che spera nella creazione di una rete efficace, in grado anche di intervenire laddove oggi non si può fare nulla: «Allo stato attuale restano ancora fuori da questi servizi almeno un migliaio di persone». Assistenza in ogni senso, anche psicologica, perché il personale che ruota tra l'ospedale e le case riceve infatti un'adeguata preparazione per aiutare e interagire nel modo migliore con i pazienti ma anche con i familiari. Famiglie che diventano poi parte attiva dell'assistenza, non solo perché decidono di non lasciare il proprio caro in ospedale, ma anche perché imparano, sotto la guida degli infermieri, a medicare, fare iniezioni o somministrare medicine.
Attualmente sono circa 25 gli uomini e le donne che ogni giorno girano per la città, passando di casa in casa. Reperibili dalle 7.30 del mattino alle 19.30 della sera, sette giorni alla settimana, per 365 giorni all'anno, compresi Natale e Capodanno perché i malati, purtroppo, continuano a soffrire anche durante le feste. Coordinati dal dottor Cella referente per i pazienti geriatrici e dal dottor Luzzani dell'Ist per gli oncologici gli infermieri vivono in costante contatto con l'ospedale, sul filo dei cellulari, sempre accesi, aggiornando cartelle, telefonando per modificare terapie, riferendo le eventuali modifiche dello stato del paziente.
Angeli in trasferta dunque, (tutti dipendenti della struttura ospedaliera) abituati ogni giorno a confrontarsi con il dolore e, spesso, quando si tratta di malati oncologici terminali, con la morte.
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