L’Ucoii insiste: «Non c’è stato solo l’Olocausto»

Matteo Sacchi

da Milano

L'«affaire» Ucoii non si è risolto, nonostante la riunione straordinaria della Consulta per l'Islam in Italia, convocata lunedì sera dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. Anzi, il caso nato dall'inserzione, con cui l'organizzazione musulmana paragonava le uccisioni compiute dall'esercito israeliano in Libano ai crimini nazisti, si è ulteriormente complicato. La Consulta si è conclusa senza una posizione unanime. Le opinioni, dopo due ore e mezza di serrata discussione, si sono confermate ferocemente distanti.
L'Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazione islamiche in Italia) parla di «errore di comunicazione» ma non ha accettato di rinnegare il proprio gesto, nonostante le pressioni degli altri membri che, come recita un comunicato del Viminale, hanno espresso «un giudizio fortemente negativo sul comunicato dell’Ucoii». La posizione della più grande associazione islamica italiana ha, ovviamente, scontentato Amato che si è visto costretto a prendere atto del rifiuto, ribadendo la sua «ferma condanna».
L’espulsione dell’Ucoii dalla Consulta però non c’è stata e nemmeno l’adesione del suo presidente al «documento etico» che il ministro aveva proposto come panacea ad ogni deriva antiebraica. Una situazione che ha destato la preoccupazione degli ebrei italiani, ma non solo. Anche nelle associazioni islamiche c’è chi come Dacia Valent, della Islamic Anti-defamation league ha manifestato disappunto: «Quello che non uccide rafforza. Mi sembra che l’Ucoii sia uscita viva da questa riunione».
Una valutazione che parrebbe condivisa dagli stessi dirigenti Ucoii che, ieri, sono passati al contrattacco. Secondo il portavoce Hamza Piccardo «nella pagina da noi pubblicata, ci siamo limitati a criticare lo Stato di Israele non la comunità ebraica... Sarebbe come se noi musulmani ce la prendessimo con chi accusa le autorità tunisine di torturare gli oppositori». Sempre secondo Piccardo sarebbe una forzatura asserire l’unicità dell’Olocausto e inserire un riferimento del genere nella «Carta dei valori» su cui sta lavorando la consulta.
Anche i ripetuti appelli ad Amato da parte dei partiti della Cdl, affinché si proceda all’espulsione dalla consulta, non sembrano preoccupare la dirigenza dell’associazione musulmana. Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia ha chiesto, infatti, ad Amato di «trarre le conseguenze e dichiarare l’incompatibilità dell’Ucoii con la Consulta». Maurizio Gasparri (An), ribadendo la richiesta di allontanamento, ha insistito sulla necessità di sottoporre a «controllo e bonifica» tutte le attività dell’associazione. La risposta del portavoce Piccardo non si è fatta attendere: «Siamo noi i musulmani d’Italia, solo noi siamo rappresentativi, abbiamo 160 luoghi di culto».
Intanto però la procura di Roma ha aperto un fascicolo sull’inserzione.

L’inchiesta, che ha preso il via da una denuncia presentata dai senatori di Forza Italia Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio, è per ora contro ignoti. Il procuratore aggiunto Maria Cordova, sta raccogliendo materiale per valutare se ci siano gli estremi per il reato di istigazione all’odio razziale. Se ci fossero, si passerebbe dalle mediazioni politiche al penale.

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