L’Udc è in un angolo, accordo impossibile dopo ore di trattative

Divorzio "on the road" Casini-Berlusconi: dopo la chiamata sul treno, quella in auto. Salta la mediazione sullo Scudocrociato solo al Senato. In Sicilia i leader Udc di Catania ed Enna con il Pdl. Lombardo pronto a trattare

L’Udc è in un angolo, accordo impossibile dopo ore di trattative

da Roma

Corsi e ricorsi, direbbe qualcuno. Perché pare scritto negli astri di Pier Ferdinando Casini che il divorzio con Silvio Berlusconi si debba consumare on the road. Se venerdì la telefonata di Gianni Letta che gli annuncia il via libera al Pdl arriva infatti mentre è sull’Eurostar che lo porta a Bologna, nel primo pomeriggio di ieri il cellulare di Casini squilla quando è in macchina sulla via di Salerno. Una telefonata attesa dalle nove di mattina, quando aveva tentato invano di mettersi in contatto con l’ex premier.
Una conversazione, quella tra Casini e Berlusconi, di una decina di minuti, «cortese» ma allo stesso «molto formale», raccontano i rispettivi entourage. Con il leader dell’Udc che prova a dar forza alle trattative in corso da giovedì notte per cercare disperatamente un punto di intesa e il Cavaliere che resta fermo sulle sue posizioni. Il discorso del simbolo - è il ragionamento dell’ex premier - «non si può riaprire» perché altrimenti anche An o la Nuova Dc potrebbero legittimamente chiedere lo stesso trattamento. Un punto su cui Gianfranco Fini insiste da giorni ma che da ieri mattina è diventato un macigno insormontabile. Il leader di An, infatti, pare non abbia affatto gradito la performance di Casini a AnnoZero (l’ex presidente della Camera ha riletto un’intervista di Fini di un mese fa nella quale prendeva decisamente le distanze da Berlusconi e dal Pdl). Una chiacchierata, dunque, durante la quale Casini ha subito chiaro che margini di manovra ce ne sono pochissimi, neanche su quelle ipotesi «spurie» che erano allo studio nelle ultime ore (presentare il simbolo dell’Udc solo al Senato e non alla Camera). O entri nel Pdl come gli altri, è il ragionamento del Cavaliere, oppure non se ne fa nulla. E per il leader centrista quella è l’unica strada non percorribile. «Noi no e la Lega sì», obietta subito, facendo presente a Berlusconi che dovrà assumersi la responsabilità della rottura. Un punto su cui il Cavaliere non concorda affatto perché, replica, il Carroccio «è un partito territoriale che si presenta solo al Nord». Insomma, «un’eccezione accettata da tutti». L’unica cosa su cui davvero concordano i due interlocutori è che la telenovela debba «terminare al più presto». Oggi, annunciano pubblicamente entrambi. Quando, salvo improbabili trattative notturne, il divorzio sarà formalizzato. D’altra parte, spiega l’azzurro Crosetto, «non si può cercare di capire cosa stia accadendo inquadrando la situazione solo nell’ultima settimana». «A parlare - aggiunge - c’è la storia degli ultimi sette anni».
Intanto, mentre nelle prime ore del pomeriggio si fa asfissiante il pressing delle colombe alla ricerca di un’intesa, sul territorio l’Udc inizia a perdere pezzi. In Puglia, in Piemonte, nel Lazio ci sono consiglieri regionali che si affidano a telefonate riservate ai coordinatori regionali azzurri per dare la loro disponibilità ad appoggiare il Pdl. Una fuoriuscita che rischia di essere imponente in Sicilia, vera e propria cassaforte elettorale di Casini. L’Udc di Catania, infatti, ha già annunciato per bocca dei deputati regionali Filippo Drago e Fabio Mancuso di «condividere il progetto di Berlusconi». E così anche il responsabile provinciale dei centristi a Enna, Giovanni Palermo. Tanto che Saverio Romano, segretario siciliano dell’Udc, non esita a parlare di «fuga con il bottino». Che, in verità, rischia di essere solo all’inizio perché - spiega l’azzurro Osvaldo Napoli - «quando la rottura sarà formalizzata allora sì che inizierà il vero fuggi-fuggi...». D’altra parte, in via Due Macelli non è passata inosservata la battuta sibillina con cui Raffaele Lombardo ha commentato la decisione di Drago: «Lascia l’Udc? Non mi sconvolge e non mi meraviglia». Già, perché è proprio il leader autonomista siciliano - legatissimo al centrista Totò Cuffaro - l’ago della bilancia della sopravvivenza elettorale dell’Udc. E Lombardo, che domani dovrebbe incontrare Berlusconi ad Arcore, pur dicendo che «l’accordo non c’è ancora» sembra disponibile all’idea di costituire una sorta di Lega del Sud presentandosi con il suo Mpa alle politiche solo al Meridione.


A quel punto, Casini sarebbe costretto «per necessità» a cercare un’intesa con gli ex udc della Rosa bianca. Anche se ieri, durante un pranzo con Gerardo Bianco, Bruno Tabacci la considerava un’ipotesi difficilmente percorribile.

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