Per l’Udc corsa solitaria, ma Pezzotta candidato ruberà voti solo a Penati

I centristi schierano l’ex segretario Cisl Un nome gradito ai cattolici di sinistra

È ufficiale: l’Udc lascia l’alleanza con il Pdl. «Confermo la corsa solitaria in Lombardia» spiega Luigi Baruffi, segretario regionale dell’Udc, dopo il vertice romano del partito sulle regionali. Il nome del candidato presidente sarà ufficializzato dopo la riunione di lunedì prossimo con i dirigenti regionali, quando si affronterà anche la questione del capolista. In pole position il nome che circola ormai da parecchi mesi, il bergamasco ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta. Si tratta di un candidato con un suo appeal soprattutto nel mondo cattolico della sinistra e quindi si tratta di una candidatura che - almeno secondo le previsioni - disturberà soprattutto Filippo Penati.
Durante il vertice Pezzotta è stato definito un candidato che «incarni la fase nuova del partito che va da solo». E Baruffi si è sbilanciato definendolo una delle ipotesi più probabili: «Abbiamo fatto una ricognizione sui candidati presidente e abbiamo chiarito molti aspetti».
Secondo le previsioni, pare che sarà lo stesso Pierferdinando Casini (che qualcuno avrebbe voluto personalmente impegnato nelle regionali) a lanciare il suo uomo, che è stato testato attraverso sondaggi del partito. Possibile l’alleanza tra l’Udc e l’Api di Francesco Rutelli. «Stiamo discutendo la possibilità di correre insieme con un simbolo unico ed è una questione che sarà affrontata con i vertici dell’Udc e in primis con Savino Pezzotta» spiega Alberto Mattioli.
Lunedì pomeriggio Pezzotta sarà a Milano per presentare il suo libro «Personalismo oggi, la persona nell'era della biopolitica e del capitalismo tecno-nichilista». Non si escludono sorprese. La cornice sarà Palazzo Isimbardi, e oltre a Pezzotta, che è presidente del comitato promotore della Costituente di centro, saranno presenti Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell'Università Cattolica, Enrico Marcora, consigliere provinciale Udc (colui che ha dato filo da torcere a Penati alle provinciali) e Alberto Mattioli, di Alleanza per l'Italia. Un parterre che dà già l’idea dell’ambiente in cui è maturata la candidatura dell’ex sindacalista, attualmente parlamentare e così meno concorrente per i candidati «veri», cioè coloro che poi resteranno in consiglio regionale.
Alla direzione regionale di lunedì si parlerà anche di liste e dei criteri per scegliere chi candidare come consigliere e soprattutto come capolista, dal momento che è quella la posizione più ambita. Formigoni, che da tempo pone la questione della coerenza, prende atto della rottura dell’alleanza ma sottolinea gli ottimi rapporti esistenti con l’Udc, tanto che l’assessore Mario Scotti non solo è ancora in giunta ma partecipa attivamente alle iniziative di comunicazione del Pirellone. Il governatore sottolinea il netto vantaggio del Pdl: «Qui si vince anche senza l’Udc, ma torno a dire che abbiamo governato bene assieme a Udc e Lega in questi quindici anni». Fino a poche ore prima della decisione definitiva, Formigoni ha continuato a insistere sulla linea della continuità: «Ci sono le condizioni per riaffermare l’alleanza, però chiedo a tutti una coerenza.

Pdl e Lega sono alleati in tutto il territorio nazionale, questa è la coerenza. L’Udc scelga, perché non può allearsi con un partito al di qua del Ticino e con il partito rivale al di là del Ticino, per lo meno in Piemonte, Lombardia e Liguria dovrebbe fare la stessa scelta».

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