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L’Udc soccorre il governo: «Il no è da irresponsabili»

L’ex presidente della Camera: «Ma se non sono autosufficienti, Prodi a casa»

L’Udc soccorre il governo: «Il no è da   irresponsabili»

Roma - Il sì al decreto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan sull’impegno internazionale dell’Italia è «obbligato». Un atteggiamento contrario sarebbe «irresponsabile». Ma se il documento dovesse passare con i voti dell’Udc, o dell’opposizione, Prodi «dovrebbe dimettersi». La linea dell’Udc sul prossimo voto al Senato è stata chiarita definitivamente ieri da Pier Ferdinando Casini.
«Votiamo sì o sarà un suicidio per il Paese e per la sua credibilità internazionale», ha dichiarato il leader dei centristi in un’intervista al Corriere della Sera. E al Tg1, in serata, ha chiarito di essere «convinto» che gli alleati della Cdl «voteranno insieme a noi»: «Far decadere il decreto sarebbe una diserzione dalla lotta al terrorismo», avverte Casini. Senza autosufficienza, però, Prodi dovrebbe lasciare: «Bisognerebbe sedersi intorno a un tavolo per discutere il futuro del Paese». «Basta - dice il leader dell’Udc - con questa sindrome di autosufficienza della sinistra che ha già creato troppi guai».
Una nota dell’Udc ha aggiunto un altro dettaglio: il partito darà il suo appoggio al decreto di rifinanziamento perché «sostiene e appoggia i nostri militari impegnati contro il terrorismo per la pace». Ma allo stesso tempo presenterà un ordine del giorno che impegna il governo «a dotare i nostri militari di tutto l’equipaggiamento necessario a svolgere in piena sicurezza la loro missione e a rafforzare il coordinamento militare con i contingenti alleati».
La posizione nei confronti del governo, si sottolinea, è in ogni caso molto critica: «L’Udc ritiene molto grave l’atteggiamento incerto e confuso del governo che, con il suo comportamento - si legge nella nota - mette a rischio la credibilità dell’Italia e la collaborazione con i nostri alleati».
L’Udc voterà comunque il decreto, e l’appoggio al suo ordine del giorno da parte della maggioranza non è vincolante, chiarisce il presidente del partito Rocco Buttiglione ma, avverte, «avrebbe certamente un significato grave il rifiuto del governo di sostenere» questo odg e aggiungerebbe «confusione e incertezza».
L’ordine del giorno chiede al governo di mantenere la linea di politica estera del precedente esecutivo «finalizzata all’azione di contrasto al terrorismo», precisa il vicepresidente del Senato, Mario Baccini. Un passaggio che, si ragiona nell’Udc, può essere tranquillamente condiviso dalla Casa della Libertà e forse anche dai moderati dell’Unione, i senatori di Margherita e Udeur. Ma che creerà prevedibilmente spaccature all’interno della maggioranza.
Sì al decreto, quindi, dall’Udc. Ma per «responsabilità», non per Prodi: «L’autosufficienza è un dovere senza il quale Prodi fa le valigie», ribadisce anche il presidente dei deputati centristi, Luca Volontè. L’Afghanistan non va collegato con il premier, «è un errore», riflette il responsabile comunicazione Francesco Pionati: «Oggi - dice - gli alleati considerano giustamente inaffidabile il governo Prodi.

Con il no alla missione penserebbero al tradimento di un intero Paese».
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