L’ultima moda? Utilizzare materiale difettoso

FUTURO Con pochi piccoli scarti si possono costruire una storia o un ambiente

Ma chi l’ha detto che il marmo dev’essere perfetto? Senza una striatura di troppo, un buchetto, un solco profondo? Forse la storia o un modo un po’ antiquato di vivere questo materiale prezioso e legato alla tradizione italiana a doppio filo. Ora però le tendenze sono cambiate. E accanto alla lastra di marmo perfetta, si accosta quella difettosa, considerata non più di scarto, ma preziosa addirittura, perché unica. La provocazione è attraente. E i designer fanno a gara per inventare ambienti accattivanti, fantastici mettendo in risalto i difetti del marmo. Qualche esempio autorevole lo potremo ammirare all’annuale appuntamento di Marmomacc Meets Design curato da Evelina Bazzo. «Tutti gli anni diamo un tema per i progettisti e poi aspettiamo i risultati. In passato abbiamo cominciato con la leggerezza: via lo spessore che è avvinghiato nella stessa idea di marmo, spazio alla fantasia». E le applicazioni pratiche di questa proposta sono state moltissime. «I designer hanno proposto cose meravigliose - spiega l’esperta - marmo sottile retro illuminato per tavolo da cucina luminoso e librerie luminose, grandi banconi per i bar che perdono la loro gravità. Poi c’è stato il tema della pelle e della superficie e i trafori e i rilievi marmorei sono stati facilmente adottati e applicati nell’architettura». Quest’anno, il territorio d’indagine proposto a progettisti e ad aziende è infatti una rilettura delle potenzialità delle pietre proprio all’insegna del binomio: Irregolare – eccezionale. «La simmetria e il rigore sono meno comunicativi – spiega Evelina Bazzo – ci piace la sensorialità così come la natura ce la trasmette e ci piacciono i difetti della materia».
Il senso di questa scelta ha anche uno sfondo ambientalista non trascurabile. «Noi siamo per l’irregolare perché tutto ciò che facciamo con ogni prodotto deve fare i conti con la sostenibilità – ricorda Bazzo –. In passato i pezzi di marmo non perfetti si chiamavano scarti. Oggi, attorno a un piccolo difetto si può costruire una storia. Non ci sono più motivi per scartare una lastra, è un’espressione naturale della pietra, e va interpretata in chiave ambientalista». Insomma, il marmo ha anche un ruolo importante in ogni architettura moderna e va utilizzato tenendo conto dell’ambiente e della natura da salvaguardare.
Ma come hanno tradotto in pratica questa proposta i designer che parteciperanno a Marmomacc? Aldo Cibic ha realizzato una stanza da bagno tutta in pietra di Vicenza: all’interno oggetti e situazioni legate all’acqua e verde per mitigare la durezza della pietra: un alberello in un vaso, una pianta cascante, piante di lavanda attorno alla vasca e ad una panca. Un’immagine che ricorda l’antico Giappone. Una proposta davvero geniale la propone Thomas Sandell con la sua casa di pietra: trasmette l’aspetto di un tessuto morbido, di una stuoia preziosa. Ma l’elenco è lungo e i designer di cui si potrà ammirare le opere sono davvero tanti. Come Marco Piva che lavora un marmo leggero, quasi trasparente, da sfiorare, toccare, usare. Poi ci sono Enrico e Viola Tonucci che hanno realizzato uno spazio con simboli atavici per esaltare l’essenza ancestrale della pietra esaltando figure potenti ed energiche come il totem e la grotta. Al contrario, Patricia Urquiola lavora il marmo come fosse un filo di cotone con l’uncinetto. E le decorazioni offrono dei risultati emozionanti. I lavori di questi designer si potranno ammirare solo ad ottobre così come le opere di Riccardo Blumer e gli allievi dell’Accademia di Mendrisio. Il progetto è quello di un ripopolamento architettonico dei centri storici delle città italiane. E sarà Varese ad ottenere le undici edicole di pietra (piccole architetture adatte a contenere un dipinto, una scultura) realizzate da aziende del Consorzio marmisti bresciani che valorizzeranno le vie del centro storico della città. Dalla Lombardia alla Puglia.

Quattro giovani architetti selezionati in Europa per i traguardi ottenuti, interpreteranno le pietre naturali di Puglia in chiave design. Saranno loro a reinventare il materiale della regione per farne oggetti in un territorio che fino ad ora si è concentrato soprattutto alla sola fornitura della materia prima o del semilavorato.

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