"L’ultima volta a Mantova mi hanno arrestato..."

Ian Rankin, il giallista scozzese (indipendentista), fra i protagonisti del festival: "Chissà perché da noi non esiste una Lega contro il Nord costoso". E rivela: "scrivo per far sapere ai politici che li tengo d'occhio"

"L’ultima volta a Mantova mi hanno arrestato..."

L’autore di crime stories Ian Rankin, creatore dell’amatissimo ispettore Rebus, vent’anni di mestiere nella penna, quasi una trentina di romanzi in curriculum e sette milioni di copie vendute, sarà da oggi al Festival di Mantova, «in cerca di ispirazione per il mio prossimo romanzo», ci dice. Il pubblico potrà approfittare ufficialmente della sua placida ironia scozzese nei due eventi di domani (con la filosofa Ágnes Heller, ore 15, chiesa di Santa Maria della Vittoria) e di domenica (con il “collega” Sandrone Dazieri, ore 14.45, Palazzo di San Sebastiano). «Speriamo che a Mantova - ci dice Rankin nel corso della nostra intervista milanese pre-festival - le cose vadano meglio della volta scorsa».

Perché?
«Mi arrestarono. Un fotografo di Roma, uno di quelli chic&charme, voleva farmi degli scatti. Mi portò alla stazione ferroviaria e mi disse di mettermi in mezzo ai binari. Un ritratto da crime story, pensai, molto suggestivo, ma all’improvviso uscì il capostazione e si mise a urlare che non potevamo stare lì, per motivi di sicurezza. Il fotografo, elegantissimo, in giacca Armani, rispose che lui poteva “fare quel che voleva”. I toni si alzarono parecchio. Arrivarono i carabinieri. Fu un problemaccio, non c’è che dire».

E pensare che al Parlamento scozzese, invece, c’è chi la stravede per lei.
«Sì, la parlamentare Helen Eadie, mia grande fan. Ha chiesto ufficialmente al ministero della Giustizia se si poteva alzare l’età della pensione per i poliziotti a 65 anni, di modo che il mio ispettore Rebus, la cui carriera feci terminare per sopraggiunti limiti di età nel romanzo Partitura finale, potesse rientrare in servizio per almeno un altro lustro».

Ai lettori, di fatto, Rebus manca molto. Sicuro che non tornerà?
«Tempo fa mi chiesero di scrivere un racconto per beneficenza e durante la stesura mi sono accorto che Rebus era ancora vivo nella mia immaginazione e mi parlava con la sua voce. Nel racconto, inedito in italiano, Rebus, durante una visita in una fabbrica di birra, viene a conoscenza di una morte sospetta. Poteva non mettersi a indagare? Tra l’altro, un amico poliziotto mi ha detto che un ispettore in pensione può lo stesso occuparsi da civile di investigazioni».

Dunque Rebus avrà presto la sua bella crime story da 500 pagine?
«Forse tra due o tre anni. Non ho nemmeno il titolo e la trama del mio prossimo romanzo e devo consegnarlo per maggio!».

Parliamo allora di quello appena uscito in Italia da Longanesi: Un colpo perfetto. È insolita l’ambientazione nel mondo dell’arte.
«Quando iniziai a guadagnare con la mia scrittura diventai un collezionista d’arte. Al di là dell’aspetto economico, cosa rende preziosa un’opera? Chi ne possiede una copia perfetta, non ha in casa tanto valore estetico come se avesse l’originale? Queste riflessioni mi hanno dato lo spunto per la storia del miliardario annoiato Mike Mackenzie che ruba opere alla National Gallery di Edimburgo. Dopo averla letta, il direttore del museo mi disse che il piano era congegnato talmente bene che avrebbe potuto funzionare senza intoppi e così, per colpa mia, il magazzino di quadri della National Gallery che in precedenza apriva al pubblico un giorno all’anno ora rimarrà chiuso fino a quando non si troverà una protezione migliore».

Da trarne un film, quasi.
«Be’, Un colpo perfetto in un primo momento fu pensato come sceneggiatura cinematografica. Stavo bevendo un caffè con un amico e gli chiesi: non sarebbe bello se ci fosse un Ocean’s Eleven scozzese? Immaginammo persino Sean Connery nella parte del Professore, Ewan McGregor in quella di Mackenzie... Il libro è nato così, anche se Sean Connery mi aveva appena detto di non voler tornare a recitare dopo la disastrosa esperienza di La leggenda degli uomini straordinari».

Con Connery lei condivide la passione per l’indipendenza scozzese.
«La crisi finanziaria è stata un problema per il Partito nazionale scozzese. La Royal Bank of Scotland è ora di proprietà della Gran Bretagna. Come potevano rilevarla cinque milioni di scozzesi? Il difficile di tutte queste devolution, dei baschi o dai francesi del Québec, per esempio, è che poi è dura far fronte da soli ai guai mondiali.

Mi chiedo piuttosto perché non esista una Lega Sud per disfarsi del nostro nord troppo costoso per le casse statali. Comunque, scrivo romanzi anche per far sapere ai politici che li tengo sott’occhio. Dal momento che tutti i politici leggono crime stories».

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