L’ultimo verdetto? La scomparsa dei comunisti

«Non ce l’abbiamo fatta, è stata una sconfitta». Alla fine di questa tornata elettorale, ciò che rimane ai comunisti sono un pugno di voti, meno del tre per cento. Nemmeno il numero necessario per avere un proprio rappresentante in Regione. Il che significa che Luciano Muhlbauer lascia la sua poltrona al Pirellone, niente più posti. È fuori. «Lo ripeto, è stata una sconfitta e ammetterlo è una questione di onestà, come la politica. Quando si perde, lo si deve dire». Vittorio Agnoletto, candidato per la Federazione della Sinistra, sostiene che la ragione del tracollo sia tutta della divisione della sinistra. Guai a fargli un confronto con i dati delle precedenti elezioni regionali, quando in Lombardia presero l’8% dei voti e l’11% su Milano. E guai a parlare delle prossime comunali, se l’elettorato si esprimerà allo stesso modo, rischiano di rimanere fuori anche da Palazzo Marino. «Ora ragioniamo sulla sconfitta delle regionali. Per quanto riguarda il 2005, era tutto diverso. Non si possono fare paragoni. Allora non c’era stata una spaccatura». Già, tutta colpa delle scissioni e anche di una candidatura presentata troppo tardi. «Sì, è arrivata in ritardo. Ma il problema principale è stata la divisione della sinistra. Volevamo superare il 3% e avere due consiglieri in Regione. E non ce l’abbiamo fatta». Quindi, c’è la preoccupazione per l’Expo, perché non ci sarà un consigliere sentinella a vigilare sugli appalti. E per il dato della Lega, il timore di una spinta xenofoba. «Se sommiamo però tutti i dati della sinistra, il partito esiste. Ma non esiste l’unità», insiste Agnoletto. Sta di fatto che i numeri parlano e dicono che i comunisti non ci sono più. «Abbiamo raccolto il voto militanti degli attivi. Non siamo riusciti ad andare oltre». Certo, poi c’era anche il partito dei grillini, il Movimento 5 Stelle che non ha facilitato di molto la strada. Anzi, tutto il contrario. «Grillo ha intercettato i giovani che magari avrebbero scelto noi. Buona parte di quelli che hanno votato il Movimento 5 Stelle, avrebbero votato anche a sinistra». Sarà, e però non è successo e l’unica certezza al momento è l’esclusione dal Pirellone e una sconfitta amara, pungente. «Non siamo riusciti a dimostrare che non apparteniamo alla casta», continua Agnoletto come se dovesse ancora trovare il motivo determinante che ha portato a un risultato così. Poi ci sono anche quelli che hanno preferito mettere la croce sul simbolo dell’Idv. Tutta colpa della divisione e della spaccatura della sinistra. E poi c’è l’astensionismo. «Ha pesato su tutti, compreso il nostro partito. Ha dimostrato una disaffezione e una delusione nei confronti della politica». Ora bisogna ricominciare a ricostruire l’opposizione, a trovare quell’unità che non c’è stata e che tanto li ha penalizzati.

«Avremmo voluto farlo dentro il Consiglio regionale, ma se così non è stato, comunque lo costruiremo comunque dentro la società».
Sono le nove di sera, Agnoletto si prepara per andare in televisione e ripetere di fronte alle telecamere un verdetto spietato. «Non siamo riusciti a dimostrare che eravamo diversi dagli altri. Sì, abbiamo perso».

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