La quarantennale esperienza pittorica di Mauro Molinari attraverso cicli di pittura, scultura, opere su carta e grandi installazioni, ha portato lartista nellultimo decennio a dedicarsi alla «figurazione», ripresa come naturale evoluzione del suo universo espressivo, dotato di rimandi culturali e tecnici. I lavori presenti alla Galleria Cortina di via Mac Mahon 14 a partire da martedì 29 settembre fino al 17 ottobre, hanno come titolo «Motus» nel doppio significato di movimento e di sentimento. E come sottolinea Alberto Veca nella presentazione del catalogo che accompagna la mostra, «oggi è proposta una collezione di ritratti, unantologia di istantanee che possono prendere landamento della sequenza narrativa, nellintreccio tra tempo della storia e tempo della sua registrazione, come quello del ritratto in posa, magari in dialettica nella stessa tela con altri frammenti in una sorta di fotomontaggio». Spesso, cè una umanità che traspare da questo spazio illusionistico di Molinari, percorso a tratti da un vento onirico, misterioso, come quello in cui si tuffano le sue figure che sembrano volere sondare acque oscure. Non vi è dubbio che il dinamismo della scena sia il solo protagonista perchè è talmente evidente che è soprattutto «motus» che anima ogni cosa.
Nel colorato catalogo disegnato con una buona penna grafica ad accompagnare la prefazione di Veca, cè anche Stefano Cortina che specifica spesso che è la parola la protagonista del lavoro di Molinari, nonostante questo appartenga ai poeti visivi. La calligrafia lieve di Molinari è pregnante e accompagna il visitatore lungo un viaggio di rimandi ed evocazioni. Cortina definisce lartista «un pittore letterario tra sogno e realtà». Il contenuto caleidoscopico di memorie antiche e recenti, sono una sorta di terzo occhio interiore che ripercorre quel già vissuto che ognuno di noi può ricoscere nella galleria di immagini di Molinari che tanto assomigliano alla nsotra vita.
Ludico, gioioso ma anche tragico il lavoro di Molinari sembra inviare un messaggio poetico che esce dal suo castello di ricordi non molto dissimile da quello di tutti noi. Nelle sequenze di «Mutus» dal cielo blu e dallacqua che sembra essere nera, unopera del 2009una madre osserva il figlio che si tuffa nellacqua sullo sfondo di una metropoli dai grattacieli incombenti e qualche altro bagnante o uno spettatore vive la scena quasi con distacco ma dal volto attonito. In unaltra installazione dallo stesso titolo in quattro tele e quindi sequenze continue uomini daffari avanzano con lombrello al braccio e la ventiquattrore. In unaltra sequenza dal clima serale disegnata e dipinta con grande maestria, una donna, forse una moglie, un marito e dei ragazzini sembrano fare volare lauto nel cielo segno di una giornata pesante che volge alle spalle.
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