L’Unione, un’armata Brancaleone antiliberale

Gli economisti chiedono di eliminare i vincoli ma il centrosinistra vuole abolire la legge Biagi

L’Unione, un’armata Brancaleone antiliberale

Il convegno di oggi al Teatro Nuovo di Milano, con la partecipazione del presidente del Consiglio, sancisce l'alleanza della «Giovane Italia» e di «Free Foundation» con Forza Italia. È nostra intenzione rinverdire nell'alleanza quello spirito liberale che troppe volte, nel passato, ha soggiaciuto alle opportunità del momento ed è con questo intento che «Giovane Italia» e «Free Foundation» parteciperanno all'elaborazione del programma di Forza Italia. È del resto sintomatico che il convegno di oggi prenderà le mosse dal riformismo e dalla cultura di governo di Bettino Craxi, i cui successi - dallo sviluppo dell'economia italiana all'ingresso dell'Italia fra i Grandi del mondo - stanno tutti nella convinzione che si dovesse porre rimedio al deficit di liberalismo e di riformismo che affliggeva l'Italia.
Oggi non c'è economista che non affidi la ripresa dell'economia italiana a una nuova ondata di liberalizzazione che investa le imprese, la pubblica amministrazione, le professioni. Tutto, in Italia, dall'economia alla vita pubblica, è stretto come in una morsa che impone tempi lunghi e costi aggiuntivi. Ma a questa unanimità raggiunta in sede accademica non corrispondono atteggiamenti politici conseguenti. Ad esempio, non c'è economista di sinistra (penso a Michele Salvati, Franco Debenedetti, Nicola Rossi...) che abbia detto una parola sul programma di Prodi, divulgato in sintesi, che di liberale non ha proprio niente, a cominciare dalla liquidazione della legge Biagi promessa a Bertinotti. Oggi la politica è nella bufera e il confronto programmatico è tuttora un miraggio, ma è assolutamente necessario che gli italiani capiscano in quale guaio si caccerebbero dando fiducia a quella specie di armata Brancaleone che è il centro-sinistra.
A tener banco sui giornali è sempre lo scandalo che ha investito i Ds assolutamente incapaci di dare una spiegazione politica di quanto è avvenuto. Per quanto cerchino di negarlo, l'affinità di bancopoli con tangentopoli è evidente. Essa sta nell'identità dei burattinai che, come una volta hanno voluto togliersi di torno il Craxi che dava potere alla politica e ai partiti, ora non hanno esitato a muovere contro il maggior partito da loro stessi sponsorizzato che, in proprio e con dubbie amicizie, ha dato fondo al proprio delirio di potenza.
I Ds si difendono con qualche ammissione e un mucchio di menzogne. Parlano di divisione fra politica e affari, che non è possibile nel sistema di potere dei Ds (partito-coop-amministrazioni locali) che era regionale (Emilia-Romagna, Toscana e Umbria) e che però ambisce, con la scalata alla Bnl, a diventare nazionale.
La verità sta nelle numerose telefonate di Fassino a Consorte (nemmeno a uno stupido occorrono diciassette telefonate solo per informarsi); sta nella strenua difesa di Sposetti e D'Alema dell'amico Consorte, destinato a un futuro da Greganti. Sta nella vecchia accusa di merchant bank mossa alla gestione di Palazzo Chigi, quando D'Alema era presidente, dopo la scalata alla Telecom.
Come sempre, i comunisti (molto poco post, ormai per generale ammissione) preferiscono la menzogna al coraggio della verità. Il finanziamento dei partiti non è questione di moralità.
È un aspetto dalla lotta politica e sarebbe un bene per tutti che si svolgesse anch'esso alla luce del sole senza obbligare tutti alla menzogna.
A ogni scandalo, la risposta dello Stato è stato l'aumento del finanziamento pubblico. Oggi lo Stato spende un occhio della testa e il finanziamento occulto prospera più di prima.
Perché non si ha il coraggio di ammettere il finanziamento occulto e di renderlo palese e trasparente? Di certo non conviene ai grandi che cercano per vie oblique di piegare la politica ai propri interessi; ma ne guadagnerebbero la pulizia, l'onestà della politica e l'intera moralità pubblica; e lo Stato avrebbe un cospicuo risparmio.
Penso che nella prossima legislatura presenteremo in proposito una nuova proposta di legge. L'idea è di dimezzare il contributo dello Stato (mezzo euro invece di uno) e di concedere a ogni singolo partito di ricevere da chicchessia, persone fisiche o giuridiche, finanziamenti trasparenti con vantaggio fiscale per il donatore. E vedremo chi sarà con noi.

Il finanziamento trasparente della politica, con l'obiettivo di ridargli dignità e ruolo, sarà il nostro primo impegno nella prossima legislatura, perché tornare ad investire passione e risorse nella politica significa investire sul capitale sociale del Paese.

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