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L’Unione vuole abolire il carcere per chi è condannato a due anni

Proposta della Finocchiaro (Ds): domiciliari anche ai detenuti in semilibertà. Più sconti per la buona condotta

Emanuela Fontana

da Roma

I detenuti in semilibertà potranno pernottare a casa propria, agli arresti domiciliari, anziché tornare in cella dopo il lavoro. E il beneficio viene innalzato a chi deve scontare due anni di carcere (non uno come adesso), o due anni di pena residua. È una delle novità introdotte da un progetto di legge depositato al Senato, prima firmataria la capogruppo dei ds Anna Finocchiaro, e controfirmato da numerosi senatori dell’Ulivo. Un pdl che innalza anche il limite di pena con cui si può accedere alla libertà controllata, ossia la firma al commissariato, da sei mesi a un anno, e che aumenta il numero dei giorni «scalati» ogni semestre per buona condotta. Una piccola rivoluzione, insomma, nell’universo delle sanzioni alternative. Se la legge venisse approvata, nuovi detenuti uscirebbero dal carcere, seppure sottoposti a stretta vigilanza nel loro domicilio e per chi delinque e compie reati con pena prevista fino a due anni la porta del carcere potrebbe non aprirsi mai, qualora fosse concessa immediatamente la pena alternativa.
Dal punto di vista tecnico, la proposta vuole introdurre modifiche alla legge 24 novembre del 1981, ma la filosofia ispiratrice è quella di «rafforzare l’impianto delle sanzioni sostitutive - si legge nella relazione del pdl 915 - innovandone i contenuti e ampliandone l’orbita applicativa». I promotori partono da una costatazione di base: «La pena detentiva carceraria rimane di fatto l’opzione sanzionatoria privilegiata anche nei confronti di una fascia di criminalità che ben potrebbe essere assoggettata a sanzioni sostitutive dotate di una significativa efficacia intimidatrice, e che offrono altresì concrete chances di recupero sociale». Con questa premessa a carattere sociologico, s’invita dunque a considerare le formule alternative della pena in chiave meno sanzionatoria.
E l’opposizione è già all’attacco: «La solita sinistra ipocrita, mentre ancora piange sul latte versato - osserva la responsabile giustizia della Lega, Carolina Lussana - prepara al Senato un ddl che garantirebbe ancora esenzioni dal carcere». Per l’esponente del Carroccio sarebbe «l'ennesimo atto di impunità inaccettabile. Cosa ne pensano Rutelli, Fassino e Amato di questo provvedimento? Questa maggioranza sarà ricordata come la banda dei “liberi tutti”».
La prima novità che si vuole introdurre con la legge depositata in Senato è dunque «l’abrogazione della semidetenzione», ossia l’obbligo per il detenuto di rimanere in carcere per dieci ore, ma con la possibilità di svolgere un lavoro all’esterno. Il testo proposto dalla senatrice Finocchiaro invita a sostituire a questa formula quella degli arresti domiciliari, e d’innalzare il tempo di pena residua, o di condanna, con cui si può accedere a questa detenzione alternativa, a due anni. Secondo questa legge chiunque ha una condanna residua di 24 mesi e viene ritenuto idoneo ad ottenere la semilibertà, può passare ai domiciliari. Secondo il ragionamento di Finocchiaro e dei cofirmatari, la semidetenzione ha vissuto «un inarrestabile declino». Perché la privazione quotidiana della libertà, seppure «pro tempore rischia di vanificare il percorso di reinserimento sociale che il reo è chiamato ad intraprendere quando si trova all’esterno del carcere».
La sostituzione della semilibertà con i domiciliari verrà in ogni caso affiancata da due divieti per il detenuto: quello di detenere armi da fuoco e di essere in possesso del proprio passaporto, che verrà ritirato. Il detenuto ai domiciliari «sostitutivi» può accedere, come nella semilibertà, al lavoro esterno. La legge vuole anche «valorizzare» l'eventuale scelta del condannato «di svolgere un lavoro di pubblica utilità», e anche qualora la custodia domiciliare sia «interamente detentiva, il magistrato di sorveglianza può comunque autorizzare il condannato a lasciare la propria abitazione per il tempo necessario a fronteggiate tale esigenza». Le costrizioni dei domiciliari diventano dunque meno rigide anche in assenza del beneficio della semilibertà. Chi non rispetta i tempi di rientro a casa verrà sanzionato con il «ripristino della pena sostituita». Ma solo se l’allontanamento dal posto di lavoro è «ingiustificato». La legge prevede infatti una serie di concessioni per chi si comporta in questo modo «con il requisito del giusto motivo».
Il progetto introduce anche «un aumento di fruibilità» della libertà controllata, innalzando il tempo limite di pena necessario per averne accesso da sei mesi a un anno.

Ma viene elevato anche il numero dei giorni «scalati» ogni semestre per il condannato «che ha dato prova di speciale partecipazione all’opera di rieducazione». I giorni di «sconto» passerebbero, con questa legge, da 45 ogni sei mesi a 60.

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