L’Unione vuole creare i parchi della droga a Milano

Gianandrea Zagato

da Milano

L’aspirante sindaco dell’Ulivo Bruno Ferrante ha preso un impegno con i suoi supporter della Rosa nel Pugno: «Creare a Milano un’agenzia comunale sulle tossicodipendenze per realizzare programmi di riduzione del danno sanitario relativo all’uso di droghe, sul modello di quanto già accade nelle principali città europee».
Virgolettato dell’ex prefetto che l’europarlamentare Marco Cappato, capolista alle comunali della Rosa nel Pugno, così traduce: «Milano può diventare il primo esempio italiano per la riduzione del danno sanitario con una sperimentazione. Quale? Locali comunali dove i tossicodipendenti non solo possono farsi controllare le droghe che assumono ma pure avere un’assistenza sanitaria, con tanto di siringhe nuove a disposizione». Sì, locali di proprietà dell’amministrazione comunale dove, con risorse pubbliche, i tossici possono reclamare il controllo delle droghe pesanti illegalmente acquistate e procedere alla somministrazione «in loco» con medici che porgono la siringa chiusa nel cellophane e, magari, anche il laccio emostatico. Stessa fotografia che, sempre secondo Cappato, nella Milano governata dall’ex prefetto potrebbe essere trasferita anche nei parchi cittadini, magari con una struttura su quattro ruote.
Non è dunque forzatura giornalistica immaginare che all’esterno di queste strutture fisse o mobili ci possa persino essere un’insegna ad hoc, forse quelle due siringhe intrecciate che, anni Ottanta, contraddistinguevano gli ingressi di quel parco di Zurigo, il Platspitz, dove in cambio di nemmeno un franco davano la siringa sterilizzata e ci si poteva accomodare ad avvelenarsi sulle panchine. E, infatti, per essere ancora più chiaro, l’europarlamentare Cappato, ricorda l’«esperienza di città come Zurigo» e aggiunge che «questo modello è l’opposto di quello di San Patrignano, tanto caro al candidato sindaco del centrodestra Letizia Moratti». Annotazioni condite da tanti presunti «buoni motivi» per l’indispensabilità della somministrazione controllata di sostanze stupefacenti, dalla diminuzione delle malattie correlate all’iniezione sino alla contrazione delle «condotte illegali» ai danni dei cittadini.
Valutazioni che, a quattordici giorni dal voto, l’ex inquilino della Prefettura ambrosiana commenta ribadendo la necessità di «creare presidi sul territorio per combattere il problema della droga, di cui oggi, in famiglia e nella scuola, non si parla più». Seguito di quella sottoscrizione, appena una settimana fa, delle proposte messe nero su bianco dalla Rosa nel Pugno: sia quella che ritiene «prioritario» il registro delle Unioni civili nei primi cento giorni di governo di Milano sia quella sulle droghe.

Lo conferma Alessandro Litta che, sabato scorso, era presente al vertice organizzato da Ferrante nel suo quartier generale di via Turati, «l’aspirante candidato sindaco dell’Unione ha accolto tutte le nostre proposte e, in particolare, in materia di droga e tossicodipendenza, Ferrante, si è dimostrato aperto alle più ragionevoli proposte di sperimentazione». Disponibilità opposta, commenta l’esponente radicale, «a quella visione punizionista, proibizionista e sostanzialmente autoritaria del problema che, a Milano, è rappresentata da Letizia Moratti».

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