L’Unità d’Italia? Nacque nella grotta di Betlemme

Gentile dottor Granzotto, accanito suo lettore da sempre, le chiedo un’informazione. A Betlemme (ove sono stato ben due volte) nella famosa Grotta ove nacque Gesù, c’è, a terra, una grande stella che tutti i pellegrini baciano. La stella, però, presenta un buco proprio al centro perché, si dice, manca una sfera di vetro che è stata rubata. Alcuni anni addietro lessi sul Giornale un articolo in cui si parlava di Islam ed ebraismo e, di sfuggita, veniva fatto un riferimento alla seconda guerra d’indipendenza italiana quasi che fosse stata determinata da questo furto. Ho letto tanti libri di storia, incluso quello del grande Montanelli, ma nessuna notizia a tal proposito. Mi può dare qualche ragguaglio?
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Sì, la faccenda è nota e qualche libro di storia la riporta, però non nei termini in cui lei la ricorda, caro Ciuci. È ben noto che la basilica della Natività sia, paradossalmente, uno dei luoghi sacri dove si litiga di più per via che ne sono comproprietarie tre comunità, la Latina, la Greco ortodossa e l’Armeno ortodossa. Tolti gli armeni, che hanno solo il diritto di celebrare la messa nella piccola abside, i padri greco-ortodossi sono titolari della parte che segna, con la grande stella d’argento, il luogo della nascita di Gesù mentre i padri francescani di quella in cui era situata la mangiatoia, oltre che del pavimento e delle pareti. Bene, basta un niente, un piccolo sconfinamento, e latini e ortodossi se le danno: da secoli e spesso anche di santa ragione. Tutto ebbe inizio alla metà del Trecento, quando i Francescani ottennero dal sultano - previo lauto compenso - la proprietà della basilica e dunque anche della Grotta. Che con alti e bassi restò loro fino a che, in conseguenza della vittoria degli Ottomani sulla Serenissima, passò agli ortodossi. Quando, trascorsi una ventina d’anni, i francescani tornarono a essere i padroni del sacro edificio, per prima cosa sostituirono la stella, ormai consunta, che segnava il luogo ove nacque Gesù. Stella che i greci, impossessatisi nuovamente della Grotta (al termine d’una furibonda rissa), trafugarono nel 1847.
E qui ci siamo, caro Ciuci: non una sfera di cristallo, che non c’è mai stata a chiudere il foro al centro della stella, ma la stella stessa finì per contribuire, seppur di sguincio, all’Unità d’Italia. Fu infatti il suo furto da parte dei greco-ortodossi (e più in generale l’amministrazione dei Luoghi Santi, a quei tempi sotto il dominio turco) che venne preso a pretesto per dichiarare quella che è conosciuta come la guerra di Crimea. Alla quale Cavour, per i motivi che s’imparano a memoria sui banchi di scuola, intese far partecipare un contingente piemontese alla guida di Alfonso La Marmora («Ordini, eccellenza?», gli chiese al momento dell’imbarco a Genova. «Proceda con l’audacia del buon senso», gli rispose quel furbo di tre cotte del padre della Patria). Ecco, caro Ciuci, perché la stella della Grotta della Natività s’intreccia col Risorgimento: guerra di Crimea - Congresso di Parigi - colloqui di Plombières - seconda guerra d’Indipendenza. Ma non è finita qui: cedendo alle pressioni del governo francese, la assai malconcia, lì lì per tirare le cuoia Sublime Porta, restituì la stella, finita nascosta nel convento greco di Mar Saba, che dunque tornò finalmente al suo posto nel 1852. Ed è quella che lei ha potuto ammirare, quella con la scritta «Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est».

Però non creda che gli ortodossi ci avessero messo una pietra sopra, come s’usa dire: i tentativi fatti per staccarla dal pavimento non si contano. L’ultimo risale al 1950. Da allora, però, se non la pace almeno la tregua sembra regnare nel luogo che nessuno, nemmeno il più coriaceo degli atei, visita senza provare una intensa emozione.

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