«L’Unità» dà spazio ai fan del no global: «Prendiamolo nei Ds»

da Roma

Rimane in Parlamento, ma con una sfida: «Potrei dimettermi - ha annunciato ieri il deputato disobbediente e autosospeso da Rifondazione comunista Francesco Caruso -, ma prima dovrebbero fare altrettanto i 25 deputati condannati in via definitiva per reati di mafia, corruzione o tangenti». Si è fatto prendere a schiaffi (morali) anche dal suo partito, ma l’onorevole no global che ha chiamato Tiziano Treu e Marco Biagi «assassini» ora rialza la testa. E dunque ieri ha ribadito che le sue dimissioni sono dal gruppo e non dalla Camera, dove è stato eletto, perché dovrebbero allora lasciare lo scranno, ha provocato, «tutti quei deputati e senatori di Forza Italia, e non solo, inquisiti e condannati non per reati di opinione o per aver difeso gli sfrattati, i precari o i lavoratori, ma perché stanno in Parlamento per fare i loro affari e i loro interessi».
Parole che stanno facendo breccia a sinistra nonostante quell’«assassino» rivolto a Marco Biagi, vittima delle Br. Almeno nella sinistra radicale e soprattutto nei movimenti, che pure fanno parte dell’elettorato (o dell’ex elettorato) di Rifondazione. «Sapete che c’è? Due tre molti Francesco Caruso», ha scritto ieri su Liberazione, foglio del Prc, il portavoce dei Disobbedienti romani, Anubi D’Avossa Lussurgiu. E sull’Unità, quotidiano dei Ds, sono tanti gli elettori che arrivano a incoraggiare il deputato autosospeso, mentre sui siti di sinistra è raro trovare una condanna forte.
Il caso Caruso sembra stia diventando insomma l’ennesima scintilla tra il Prc e la base movimentista, sempre più distante dal partito, ma anche dal nucleo più filo-movimenti dell’Unione. Rifondazione «avrebbe già dovuto cacciare Caruso - ha dichiarato il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini -. Non esiste che il partito della terza carica dello Stato abbia in Parlamento qualcuno che giustifica i terroristi».
Ma Caruso incarna una parte del popolo del Prc. E il fondo di D’Avossa di ieri su Liberazione lo indica chiaramente: l’inno a Caruso «due tre molti» «è una risposta d’istinto - ha scritto - che però corrisponde alla ragione». Perché «l’attacco» al deputato ex Prc «ha un’attinenza stringente ai contenuti dello scontro sociale in atto e che si vuole sopire». Lo scontro sulla legge Biagi, chiarisce D’Avossa, e la discussione in corso sulla necessità da parte di Rifondazione di interrompere «un processo di apertura» nei confronti dei movimenti. All’interno dei partiti, è la conclusione, si sta tentando una «sterilizzazione della politica» e un «consenso controllato».
Il sito di sinistra Bellaciao ha avviato invece un sondaggio: «Da una parte Caruso che eccede verbalmente sulle morti bianche, dall’altra Mele che eccede in maniera incoerente sul piacere in un hotel romano. Due modi diversi di fare il parlamentare. Quale dei due modi siete disposti a perdonare?». Per il momento sta vincendo Caruso con 64 «perdoni» contro i 25 del deputato ex Udc.
Anche tra i commenti dell’Unità si intravedono opinioni sempre più positive nei confronti del parlamentare no-global: «È vergognoso - scriveva ieri un lettore sul sito del quotidiano dei Ds - che non si riconosca la devastazione che hanno prodotto le leggi Treu e Maroni che andrebbero abolite immediatamente per ridare dignità a tutti i lavori». Per un altro lettore l’autosospensione è stata «un nobile gesto». «La verità è rivoluzionaria, per questo fa male», sentenziava un terzo.

E una lettrice propone alla Quercia l’adozione del Disobbediente: «Speriamo che Caruso sia cacciato da Rc, così lo prendiamo noi (Ds)! Ha degli ideali, dei valori politici! E non è uno dei portaborse di cui non sappiamo più che farcene».

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