«Quando si tornerà a fare lezione lo decideremo noi». Ieri mattina lUniversità di Genova si è riscoperta nellera del 68. Aule occupate, lezioni sospese, microfoni passati dalle mani dei professori a quelle degli studenti rivoluzionari. Le testimonianze arrivano alla spicciolata dai ragazzi che hanno dovuto abbandonare le loro facoltà, spinti fuori da chi gli ha minacciati. «O scioperate con noi o ve ne andate!».
È successo a Giurisprudenza, in via Balbi. Intorno alle 11 si stava svolgendo la lezione di Storia del diritto medievale. Lezione già disturbata dai fischietti e dagli slogan del corteo di studenti, contrari alle riforme sullistruzione del Governo in segno di solidarietà verso i precari di via Balbi. Tempo pochi minuti e il centinaio di ragazzi che sta manifestando, fa irruzione nellaula Magna della facoltà di Legge. Il professore tenta di far continuare la lezione, fino a quando non gli è stato tolto il microfono dalle mani per chiedere allassemblea di unirsi alla protesta, «più che chiedere ci è stato intimato- racconta un gruppo di testimoni-. Volevamo continuare il corso, ma ci è stato detto che se avessimo voluto proseguire dovevamo sfidarci a botte. Eravamo talmente sbigottiti che abbiamo desistito». Per calmare le acque è intervenuto il rettore consigliando al professore di sospendere la lezione.
Si rimane in via Balbi, cambia Facoltà, non ritornello. A Lettere, le lezioni di Filologia Bizantina e Letteratura italiana sono state bloccate per evitare che si alimentassero le tensioni visto che nei corridoi continuavano serpentoni di persone, «ci hanno intimato di lasciare le aule perché così era stato deciso - raccomandata una ragazza che ha preso parte al corso di Filologia bizantina-. Hanno deciso in trenta per tutti».
Intanto, la tensione è alimentata dalla possibilità che loccupazione possa andare avanti e da legge chi vuole frequentare i corsi non va per il tenero: «Se venerdì non ci permetteranno di seguire le lezioni potremmo anche arrivare alle mani».
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