Bisogna credergli quando dice «è stato bello prendere un punto»? Consiglio spassionato: meglio di no. Non ci crede neppure lui. Sua Immensità motoristica kaiser Michael Schumacher è nero che più nero non si può. Ce lha con la Ferrari che ai tempi che furono non sgombrò il campo dai Massa feriti e dagli Alonso desiderati per far largo a lui e al suo ritorno. Ce lha con Alonso che oltre ad avergli tolto il volante della Rossa laveva a suo tempo privato per sempre della gioia di ritirarsi da campione del mondo in carica. E che abbia diversi conti in sospeso con lo spagnolo si è visto sabato quando, con il casco in testa, è andato da Nano ancora dentro labitacolo per ripetere più o meno ciò che quasi ventanni prima aveva fatto con lui Ayrton Senna. Ovvero, cazziarlo per una manovra poco gradita. Problema e piccola e non trascurabile differenza: allepoca Michael era un talentuosissimo esordiente e il brasiliano il super campione, oggi Michael e Fernando sono due fuoriclasse pari grado o quasi. Per cui, poteva evitare. Alonso non dimenticherà.
Ma Sua Immenstà motoristica è nera soprattutto con se stessa perché lottando a centro gruppo con Alguersuari ha capito una volta di più di aver commesso lerrore della vita: non doveva tornare. Non lo ammetterà mai, però dentro di sé è un turbinio di rimpianti. In due gare ha compreso che anche le Immensità motoristiche fanno il loro tempo e che per essere davvero immensi bisogna saper resistere alla tentazione di rientrare. E lui non ce lha fatta. Non solo: ha capito che ha un solo modo per uscire dal ginepraio in cui si è ficcato: vincere il mondiale. Solo il titolo potrà restituirgli laura di grandezza che va via via perdendo di gara in gara, di qualifica in qualifica. Neppure una vittoria, neppure qualche vittoria potrà aiutarlo in questo.
Il decimo posto finale, cinque piazze dietro al giovane compagno Rosberg (Schumi però come Alonso è stato costretto a ripartire causa lincidente al via in cui aveva rotto lalettone, ndr), racconta cose tristi.
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