L’uragano Phelps spazza via Thorpe

Nostro inviato a Melbourne

L’uragano Michael si è scatenato negli ultimi 50 metri. «È stata la miglior vasca che gli ho visto mai fare», parola di Bob Bowman, che poi è il suo allenatore. E quando Michael Phelps gli è arrivato a tiro, Bob lo ha interrogato come un tifoso sbalordito. «Michael, ma questa cos’era? Da dove è uscito questo tempo?». Phelps ha guardato mani e piedi ed ha sorriso. Michael Phelps o Michael Jordan? Si parla sempre di incantesimi e incantatori. Ma ieri il nuoto ha vissuto un altro grande momento della sua vita: il passaggio di consegne fra Thorpe e Phelps, storia di un record e di una supremazia nei 200 metri stile libero.
Phelps ha polverizzato il primato di Thorpe (1’44”06), andando a picconare un altro muro (1’43”86) e l’orgoglio di Peter Van den Hoogenband, l’ultimo suo grande avversario. Ma Vdh è un cigno elegante, quell’altro un predatore devastante. Vdh un campione, Phelps un fuoriclasse che ieri ha nuotato a farfalla o a stile libero senza lasciar nulla a nessuno. «È stato lo one man show», ha ammesso l’olandese. «Phelps è stato mostruoso, da fantascienza», ha sintetizzato Max Rosolino che ha concluso nel limbo delle incompiute (quinto) le gare individuali del suo mondiale. Fino ai 150 metri il nostro ha tenuto testa ai due siluri galleggiando da terzo incomodo. Ma, nell’ultima vasca, quando Phelps ha messo il turbo, Rosolino ha cominciato a sentir la vecchiaia e si è lasciato superare dal coreano Park (terzo) e dall’australiano Kenrick Monk. Ha cercato compagnia per consolarsi. «Noi classe ’78, ma ci metto anche Hackett, vendiamo cara la pellaccia».
C’è da capire, lui come gli altri. L’uomo dalle grandi orecchie, e il mento a badile, sembra arrivare primo quasi per inerzia, buca l’acqua come un pescecane, scivola via come una vela sospinta dal vento: è una sintesi di potenza e prepotenza. Così spiegata dall’interessato: «Sono un agonista, mi basta andare in acqua e competere». Con questo sono quattro i record del mondo (200 farfalla, 200 e 400 misti gli altri). Il suo primo oro individuale, in questi mondiali, forse lascerà una traccia difficile da cancellare. Il tempo ha sorpreso anche lui. Stavolta lo ha vinto solo l’emozione. Tutto nella terra di Thorpe. «Se c’era, sarebbe stato diverso», ha ammesso. «Ma l’idea di battere il record di Ian è stata una delle cose che ogni mattina mi faceva alzare dal letto per andare in piscina».
Thorpe è stato il grande avversario anche ieri sera. Prima e più di Van den Hoogenband. Thorpe era il grande tonno che aveva affogato tutti ad Atene. Sbalordiva in acqua, ha sbalordito quando ha deciso di mollare. «Mi è arrivato il messaggio di un amico sul cellulare.

Ma io, per un po’, non ci ho creduto», ha raccontato Michelone, prima di mettersi comodo nella bacheca dei grandi recordmen. Ci è arrivato nel più semplice dei modi: «Mi sono sentito fluido alla prima bracciata e mi sono detto: stasera accadrà qualcosa di speciale». Così è stato. Ovvero: non solo mostro, anche mago.

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