Mariateresa Conti
da Palermo
Linferno ha un doppio volto: quello gioioso di due giovani fidanzati, Ilaria e Roberto, che si sono ritrovati allospedale Villa Sofia, e quello di una donna disperata ricoverata allospedale Civico, che mentre viene condotta a fare una Tac ripete in lacrime, come una litania: «Ho visto morire mio marito accanto a me, ho visto morire mio marito accanto a me...». Uno strazio. Come straziante è sentire Maria Grazia, 11 anni, chiedere insistentemente alla mamma, Flora La Catena, ricoverata insieme a lei, «dov'è papà?» senza ricevere alcuna risposta. Perché è difficile dire ad una bimba che stava andando in vacanza che papà non è tra i feriti, il che significa che è tra i morti.
Hanno tutti lincubo negli occhi i 23 superstiti del disastro aereo di ieri pomeriggio. Quattro di loro versano in gravi condizioni, per sindrome da annegamento e trauma cranico. Gli altri, tutto sommato, non destano preoccupazioni. Due, Annalisa Susca e Gianluca La Forgia, sono stati addirittura dimessi in serata.
Che cera qualcosa che non andava, i passeggeri dellAtr maledetto che si è inabissato al largo della riserva marina di Capo Gallo lavevano capito da soli, quando si sono resi conto che la potenza dei motori era diminuita. «Dal finestrino - ha raccontato Roberto Fusco - ho visto lelica rallentare, fermarsi quasi. Anche lhostess aveva un comportamento strano, ha fatto un cenno ad un collega e poi è scappata». Proprio alla prontezza di riflessi Roberto deve la sua vita e quella della fidanzata, Ilaria, che lui stesso ha strappato alla morte, sganciandole la cintura di sicurezza e facendole indossare il salvagente un attimo prima che laeromobile avesse limpatto con l'acqua. «Il mio unico pensiero - ricorda ancora - era quello di tornare in superficie, a respirare. Mi sono aiutato con qualche valigia che galleggiava, e sono riuscito ad arrivare a nuoto sino allala dove ci siamo appoggiati. Ho visto il corpo di un giovane allontanarsi galleggiando, è stato terribile».« Abbiamo atteso i soccorsi per un tempo che a me è parso lunghissimo - aggiunge ancora Ilaria -, forse unora, forse meno». Anche unaltra coppia di fidanzati, Luciano Lucarelli e Rosanna Di Cesare, ce lha fatta, arrampicandosi con la forza della disperazione sulle ali. «Stavamo viaggiando - ha raccontato Luciano, ricoverato allospedale Civico, dove per fronteggiare lemergenza sono stati raddoppiati da 20 a 40 i posti della Rianimazione - quando uno dei motori si è spento e lelica si è bloccata. Lhostess di bordo ci ha detto di mantenere la calma, perché stavamo atterrando su Palermo. Poi si è fermato anche laltro motore, e laereo ha cominciato a scendere in picchiata. È stata unesperienza terribile, mi sento un miracolato». Miracolati, come Gianluca La Forgia e Annalisa Susca, dimessi già in serata, sopravvissuti insieme con Gaetano Paltera e Angela Luceri, gli amici che li avevano coinvolti nel viaggio a Djerba, visto che loro volevano andare a Lecce: «Ho sganciato la cintura - racconta Giancarlo - mentre stavamo precipitando. Poi limpatto violento con lacqua. Ho preso per mano Annalisa e siamo riusciti a uscire dal varco creatosi nellaereo che si è spezzato. È stato come in un film».
A fare da contraltare al sollievo di chi ce lha fatta, lo strazio di chi è rimasto vivo ma sa che qualcuno dei propri cari non cè più. Come la piccola Maria Grazia, che ha cominciato a cercare il padre appena scesa a terra, al porto di Palermo, dalla motovedetta che lha tratta in salvo insieme con la mamma, Flora La Catena. «Dov'è papà?», ha chiesto trepidante la bimba, infreddolita e spaventata appena messo piede a terra. E ha continuato a porre la stessa domanda di continuo. Allospedale Villa Sofia, dove mamma e figlia sono state ricoverate, a supportare la giovane donna e la bimba sono arrivati gli psicologi.
In nottata è stato trainato al porto di Palermo - la base operativa a terra dei soccorsi - il relitto dellAtr, o meglio ciò che resta, visto che la coda si è inabissata.
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