Il laboratorio Courmayeur aspetta il ciclone Brambilla

Grandi manovre in vista dell’esordio elettorale del Pdl alle comunali di novembre. L’Union valdotaine: «Ancora nessuna alleanza, ma questo fermento ci fa piacere»

nostro inviato a Courmayeur (Aosta)

L’estate sta finendo, stando almeno ai tuoni e a quel cielo basso e grigio samsonite. La perla delle Alpi, secondo agiografia e dépliant, vive uno strano fuori programma. C’è chi prepara i bagagli per il rientro a casa, c’è chi fa due conti, la stagione è andata di lusso rispetto alle previsioni tragiche, due per cento di flessione, roba piccola se si pensa alla crisi di certe località di mare. Qui, stavolta, non si parla di sci alpino, nemmeno di scalate o di trekking o, ancora, del Noir in festival che dal 4 al 10 di dicembre terrà il popolo cinefilo, e non soltanto, con gli occhi aperti e il cuore caldo. Qui si parla delle elezioni comunali, pensate un po’, evento in calendario per l’undici di novembre.
La Brambilla Vittoria Michela ha acceso il fuoco, se ne parla, si mormora. Sta a vedere che Courmayeur diventa il nuovo laboratorio politico culturale del Paese Italia, la Capalbio dell’opposizione. Si gioca con gli slogan anche se, in verità, i valdostani non concedono euforie a nessuno, le montagne sono loro e loro si isolano nel patois, il dialetto incomprensibile ai medesimi, avvelenati anche dai piemontesi che si sono costruiti le loro Olimpiadi invernali lasciando fuori dai Giochi Cervinia e Cogne, il monte Bianco, insomma il meglio del meglio: «Siamo stati accerchiati ed evitati, Olimpiadi a Chamonix, ad Albertville, a Torino e noi, in mezzo, niente». Leo Garin ha un viso austero, è la memoria di questa terra dolce e luminosa nonostante l’ombra delle montagne. Garin è il presidente dell’ufficio promozione e turismo di Courmayeur e comprensorio, insomma ha il termometro di come vanno le cose e di come potranno andare: «Courmayeur e Cervinia sono stati i punti di riferimento delle trasformazioni della Valle. Quello che accadrà a novembre potrebbe avere un’onda sulle altre comunità. Di certo si parla di Courmayeur come nuovo laboratorio turistico e culturale e questo non può che farci piacere».
Lo stesso piacere riempie la voce del colonnello Romano Blua, nativo del cuneese e sindaco, al secondo mandato, di Courmayeur. Un piacere però tenuto a regime, secondo cultura militare: «Di certo non siamo Cogne, non si parla di noi per fatti criminali, non siamo un oggetto mediatico di cronaca nera, tutto ciò è positivo. Però». C’è un però. Il colonnello Blua rispedisce al mittente il tentativo di etichettare Courmayeur: «Siamo autonomi e dunque non mi piace questa operazione che porta a mettere una bandiera sul nostro territorio, a sfruttare il momento per andare contro il governo Prodi. Non ne faccio una questione ideologica, sia chiaro, anzi posso dire che i circoli della libertà mi hanno offerto la candidatura ma preferisco continuare a essere autonomo, indipendente da un partito. Ben vengano le alternative, sono felice se i giovani si muovano e vedremo quello che accadrà a metà settembre. Io ho voluto formare una squadra per affrontare e risolvere i problemi di questa valle che non sono certo marginali soltanto se si pensa che in questo periodo decuplichiamo la nostra popolazione, superando le trentamila presenze. Courmayeur conta seimila seconde case con diciottomila posti letto, escludiamo, nel piano regolatore, qualsiasi possibilità di nuove aree edificabili. Proteggiamo il territorio. Ma non portiamo confusione in chi sente parlare di autonomia e poi legge di aggregazione». Protegge, il colonnello in pensione Blua, da tutto e da tutti, si potrebbe e si dovrebbe dire seguendo la linea del sindaco nei confronti dei circoli e delle ultime fibrillazioni: «Forza Italia ha ottenuto 135 voti nelle ultime consultazioni comunali, l’avvocato Cusumanno che si era candidato sindaco non è riuscito a raggiungere la percentuale necessaria per entrare in Consiglio comunale. Non so quali siano adesso i loro progetti ma, ripeto, non mi piacciono le etichette appiccicate su Courmayeur. Abbiamo un bilancio sano, seicentomila euro di avanzo su un conto di quattordici milioni di euro, possiamo considerarci un’oasi felice».
Che altro può accadere, mentre si rimette a piovere e si avrebbe voglia di polenta? «Accade che l’Union Valdotaine non si aggregherà ai Circoli della libertà». Detto così, quasi brutalmente, si potrebbe mettere il punto e chiudere. Mai fermarsi alle parole di esordio. Chi parla è Matteo Albarello, fratello di Marco che ha collezionato ori olimpici nel fondo. Matteo usa lo stesso ritmo, si spiega, illustra, chiarisce. È il capo dell’opposizione nel Consiglio comunale, per l’Union Valdotaine: «Noi riconosciamo l’importanza di Forza Italia a livello nazionale ma vogliamo che Forza Italia faccia lo stesso nei nostri confronti per i territorio di Courmayeur e della Valle d’Aosta. Ufficialmente e ufficiosamente non esistono a oggi alleanze né nel Consiglio regionale né in quello comunale ma la nostra commissione politica, che sta già lavorando in questa direzione, esaminerà i progetti e i programmi elettorali e quindi decideremo di conseguenza. I Circoli della libertà non sono un soggetto politico ma se si arriverà alla creazione del Partito della libertà entro la data dell’undici di novembre non posso escludere allora che quel movimento venga da noi interpellato. Di certo questo fermento attorno a Courmayeur, sollecitato dall’iniziativa dei circoli, non può che farci piacere. Loro hanno dimostrato capacità di aggregazione e di organizzazione ma chi dice che tutto viene e verrà deciso ad Arcore sa già che non avrà l’accordo né mio, né dell’Union».
Il laboratorio funziona, insomma, il paese è piccolo e la gente mormora.

Per fortuna non avremo plastici di case in tv e ispezioni dei Ris. Aspettando novembre, intanto vedo gente che riempie di valigie e formaggi il portabagagli e mette in moto l’auto. A Courmayeur restano i gerani rossi e la strana voglia di vedere come andrà a finire.

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