Laura Cesaretti
da Roma
Non servono «né campagne clericali né campagne laiciste». Oppure: «Né anticlericalismo militante né confessionalismo acritico». O ancora: «La laicità non va contrapposta allessere credenti, ma allessere integralisti». E comunque: «La laicità non è una badierina da sventolare in campagna elettorale», dunque «no al laicismo glorificato a ideologia».
Quelli del «né-né» sono i Ds (in ordine di citazione: DAlema, Lucà, Fassino, Chiti), scesi in campo in massa ieri per cercare di distillare una linea intermedia mentre infuria la battaglia tra i super-cattolici della Margherita e i super-laici della Rosa nel pugno. E loro, i dirigenti della Quercia, si trovano tra lincudine e il martello, accoppiati nella stessa lista con i Dl di Rutelli e della coppia di fatto Bobba-Binetti, e a rischio drenaggio elettorale da parte di radicali e socialisti, cui appunto Chiti rimprovera di usare la laicità come «bandierina elettorale», operazione inibita ai ds.
Nel contempo, a Chiti è toccato impartire anche una cauta tirata dorecchi ai due cattoliconi della Margherita, lex presidente delle Acli e la ex leader di «Scienza e Vita», che ieri hanno rilanciato il loro appello alle parrocchie, invitando i credenti a votare Ulivo e in particolare Dl perché garantiranno «tutela della vita dal concepimento alla morte e della famiglia basata sul matrimonio», ossia niente testamento biologico o Pacs di sorta, come chiede Ruini: «Attingiamo alle medesime fonti di valori. Uguali i riferimenti, diverse le strategie per realizzarli», dicono loro. Chiti ricorda alla Margherita che il centrosinistra è «unalleanza pluralista, e le sue personalità legittimamente hanno le proprie posizioni e sensibilità». Ma «quello che vale per tutti è il programma sottoscritto», nel quale peraltro - rassicura Chiti - «non cè confusione tra i matrimoni: cè il riconoscimento giuridico delle unioni civili». Peccato che, come sottolinea il socialista Enrico Boselli a nome della Rosa nel pugno, quel programma sia sufficientemente «ambiguo» da consentire a un esponente di primo piano della Margherita di confidare: «I ds sono costretti a giocare con le parole, perché sanno benissimo che il riconoscimento delle coppie di fatto non è nel programma e non ci sarà neanche in futuro».
I radicali attaccano duramente luscita di Bobba e Binetti: «Starebbero benissimo nellUdc - ironizza Emma Bonino - e nel nuovo partito di centro Rutelli-Casini, ipotesi verso cui alcuni marciano velocemente». Per Daniele Capezzone i due sono «i Giovanardi della sinistra», che si apprestano a «prove tecniche di Grosse Koalition etica con i Giovanardi di centrodestra». E avverte: «I Ds rischiano di essere subalterni a una linea clericale, e addirittura di introiettarla, come dimostra la candidatura di Ignazio Marino», il chirurgo iper-cattolico paladino dellembrione e candidato della Quercia, al quale DAlema e Fassino hanno già promesso il ministero della Sanità.
Fassino si arrabbia: «Trovo irritante che ogni giorno la Rosa nel pugno non trovi di meglio che polemizzare con me anziché con Berlusconi, facendo spesso una caricatura delle posizioni dei ds».
Intanto, su mandato di Prodi, anche due esponenti della Margherita cercano di smentire il posizionamento centrista e cattolico impresso da Rutelli al partito, e criticano Bobba e la Binetti: «Sono gli ultimi arrivati, è bene che siano rispettosi del gioco di squadra», rimprovera Mantini. «Basta con lostentazione delletichetta cristiana in sede politica», incalza Franco Monaco. Rutelli li difende: «I candidati hanno il dovere di portare avanti le loro idee, e ognuno deve rispettare le opinioni che vengono espresse».
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