L'aiuto dei nefrologi italiani in Africa per l'assistenza ai pazienti nefropatici

Un progetto di formazione universitaria in Madagascar, lo sviluppo di un centro dialisi in Mali, la fondazione di un centro di emodialisi ad Asmara, in Eritrea. Sono queste alcune delle iniziative presentate nel corso del 54° Congresso della Società Italiana di Nefrologia conclusosi a Firenze, che offriranno ai Paesi in via di sviluppo nuove prospettive di cura contro le nefropatie, che costituiscono una serio problema per lo scarso accesso alle cure.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie e nefropatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell'80% in quelli a basso reddito. Un dato determinato dalla numerosità delle popolazioni ma anche dall'urbanizzazione rapida e dal cambiamento delle abitudini alimentari che ha favorito l'aumento dei fattori di rischio cardiovascolare.
«Il nostro intento è quello di offrire il pieno supporto a questi Paesi nel pieno rispetto delle loro tradizioni, insegnando loro ciò che noi sappiamo sulle malattie renali così da poterli rendere autonomi», ha sottolineato Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin).
Anche se le malattie legate a infezioni e denutrizione continuano a rappresentare un problema nei Paesi in via di sviluppo, le malattie croniche non trasmissibili come l'ipertensione arteriosa, il diabete, le cardiopatie e le nefropatie sono in continuo aumento e stanno rapidamente assumendo le caratteristiche di un'epidemia globale.

Il problema è particolarmente grave per quanto riguarda le nefropatie, in quanto la possibilità di accedere alla terapia renale sostitutiva in caso di insufficienza renale è limitata per gran parte delle popolazioni. LC

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