Lambro, i Ris sulle tracce degli ecoterroristi

Potrebbe essere una torcia a gettare un po’ di luce sul mistero del disastro Lambro. E a dare nome e cognome ad uno dei responsabili della catastrofe ambientale avvenuta lo scorso 24 febbraio a Villasanta nell’ex raffineria Lombarda Petroli. Una torcia, appunto, rinvenuta all’epoca del fatto a pochi metri dai serbatoi incriminati, da cui è stato possibile identificare un profilo genetico. Sono stati i Ris di Parma negli scorsi mesi ad esaminare il reperto e ieri a comunicare l’esito delle analisi ai colleghi del capoluogo brianzolo. Un risultato che potrebbe significare la svolta. Gli inquirenti, infatti, ritengono plausibile l’ipotesi che ad impugnare l’oggetto sia stato uno dei colpevoli che poi, nella fretta e nella concitazione del momento, l’abbia dimenticata sul posto. La manomissione dei serbatoi aveva causato lo sversamento di migliaia di metri cubi di oli combustibili e gasolio prima nella condotta fognaria e poi nel Lambro, inquinando il fiume fino al Po.

Da allora le indagini della Procura di Monza erano proseguite con gli interrogatori dei proprietari dell’area, i fratelli Tagliabue, Giosué Addamiano, uno dei tre titolari della Addamiano Engineering, proprietari di una parte dell’ex raffineria interessata dal maxi progetto edilizio «Ecocity» oltre agli ultimi dipendenti rimasti della raffineria e gli ex lavoratori lasciati a casa. Unico indagato, al momento, resta l’amministratore delegato Giuseppe Tagliabue, ma per la violazione della normativa sullo stoccaggio di materiali inquinanti e omessa dichiarazione.

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