da Milano
LUnione europea da un lato invita i consumatori a sostituire le lampadine a incandescenza con le più ecologiche a basso consumo, dallaltro proroga i dazi sullimportazione di un prodotto che ormai è quasi completamente realizzato in Cina. Di ieri la notizia che la Commissione europea ha prolungato di un anno la sovrattassa istituita nel 2001 sulle importazioni delle «compact fluorescent lamp», che incide con un onere del 66,1% sul prezzo finale del prodotto. E sempre ieri il gruppo Targetti Sankey di Firenze, terzo in Europa nel settore dellilluminazione architettonica, ha annunciato una serie di azioni per contrastare la decisione dellUe. Un ricorso è già stato avviato al tribunale di primo grado in Gran Bretagna, per ottenere il rinvio alla Corte di giustizia Ue: lo scopo è lannullamento del regolamento del 2001, in base «a irregolarità formali e sostanziali», come osserva il legale del gruppo Targetti, Maurizio Gambardella. Un altro ricorso per ottenere lannullamento della proroga, corredato da richiesta di risarcimento («primo caso in vicende antidumpig»), è stato presentato ieri al tribunale di primo grado comunitario del Lussemburgo.
Lo sfondo della vicenda è la guerra per la sostituzione della tecnologia dellilluminazione, che nei prossimi anni vedrà tutti i produttori impegnati nella conquista dei mercati. Per Targetti i numeri oggi non sono grandi: la società cinese (al 51%) contribuisce dal 2003 al fatturato del gruppo con le lampadine a basso consumo per circa 5 milioni di dollari allanno (su circa 200 milioni di euro). Ma il presidente Paolo Targetti si chiede quale sia la logica del protezionismo europeo visto che in Europa non esistono quasi più realtà produttive specifiche perché ormai tutti producono in Cina (tranne, in realtà, un solo, noto gruppo tedesco che sarebbe lartefice delle pressioni sulla commissione).
Targetti è specializzato in installazioni luminose per larchitettura, più che nel largo consumo, e ha illuminato, negli ultimi anni luoghi come la Borsa di New York e piazza San Marco a Venezia. Quotata in Borsa dal 1998, oggi sta vivendo un momento di profonda transizione. Nel giugno scorso ha acquisito la società danese Louis Poulsen (111 milioni di fatturato nel 2006, poco meno della metà di Targetti) finanziando loperazione da 160 milioni totalmente a debito.
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