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Lampedusa, sbarcano altri 760 immigrati Frattini: "E' stato organizzato da Gheddafi"

Un nuovo barcone è approdato a Lampedusa dopo essere stato soccorso dalle motovedette della Guardia costiera. A bordo molte donne, alcune incinte, e bambini. Il ministro degli Estri accusa: "E' salpato dal porto di Zwara. Il consiglio di Bengasi ha le prove"

Lampedusa, sbarcano altri 760 immigrati
 
Frattini: "E' stato organizzato da Gheddafi"

Lampeusa - Sono circa 760, secondo una prima stima, i migranti approdati su un barcone a Lampedusa, dopo essere stati soccorsi dalle motovedette della Guardia Costiera. Lo sbarco è avvenuto intorno alle 14.30. Tra i migranti appena arrivati sulle coste italiane decine di donne, alcune incinte, e bambini (fra loro anche qualche neonato). Il vecchio motopesca in ferro, di circa 25 metri, secondo quanto hanno raccontato i profughi era partito due giorni fa dalla Libia.

L'avvistamento Il motopesca era stato avvistato intorno alle 7.50 di stamani da un elicottero della Marina militare impegnato nel controllo dei flussi migratori. Si trovava a circa 40 miglia a sudest di Lampedusa, ma stava seguendo una rotta che lo avrebbe condotto sulle coste siciliane, all’altezza di Licata. Non sarebbe arrivato prima di domani mattina e, probabilmente - sottolineano alla Capitaneria di porto - non sarebbe arrivato affatto, viste le sue precarie condizioni e il peggioramento delle condizioni del mare. Così, per scongiurare possibili guai, verso il peschereccio si sono dirette tre motovedette e un pattugliatore della Guardia costiera, che hanno indicato alle persone a bordo la rotta più breve e sicura, cioè quella per Lampedusa.

L'accusa di Frattini Il barcone con oltre 750 migranti approdato a Lampedusa è salpato dal porto libico di Zwara: il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi è in possesso di "elementi e prove" che "il regime di Gheddafi, così come aveva minacciato, stava cominciando da quel porto a organizzare il traffico di esseri umani" come rappresaglia all’intervento militare internazionale in Libia.

Lo ha
sostenuto il ministro degli Esteri Franco Frattini davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, dopo aver incontrato a Roma il presidente del Cnt Mustafa Abdul Jalil.

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