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L'anagrafe contro i genitori: ecco i nomi che in tutto il mondo vengono bocciati

Non ci sono solo il Papa o il tribunale di Milano a contestare il diritto dei genitori a battezzare i figli come gli pare: un sito canadese ha scovato qua e là per il pianeta i casi più singolari

In Lombardia, un giudice ha bocciato l'idea di una coppia di chiamare la figlia femmina Andrea, come si usa in Germania: e, visto che c'era, il magistrato ha imposto alla bambina il nome di Sara. Più o meno negli stessi giorni, il pontefice Benedetto XVI ha lanciato la sua battaglia contro i nomi pagani o bizzarri imposti ai neonati, richiamando i cristiani ai nomi della tradizione e del calendario. Ma non è solo un problema italiano, quello dei nomi inconsueti - e a volte decisamente assurdi - imposti dai genitori ai figli. Se la vocazione al nome bislacco è sparsa, a quanto pare, nei cinque continenti, a cambiare è l'atteggiamento delle autorità: vi sono nazioni in cui alla famiglia viene lasciata l'autonomia più totale, e altre in cui lo Stato sceglie invece una linea più «interventista», per evitare al pargolo di portarsi dietro per tutta la vita un nome impronunciabile, imbarazzante o ridicolo.
1) «Talula Does The Hula» è il nome imposto da una coppia ad una pargola in Nuova Zelanza, e contestato dalle autorità: la bambina, che nel frattempo aveva compiuto nove anni, è stata ribattezzata da un giudice. Nella sentenza vengono citati altri nomi scelti da genitori del paese oceanico e poi respinti: «Fish and Chips» (per una coppia di gemelli), «Yeah Detroit», «Keenan Got Lucy» e «Sex Fruit». Sono stati invece ammessi «Number 16 Bus» e «Violence». Respinti dal governo svedese anche i nomi «Metallica», «Ikea», «Veranda» e «Q. Accettato il nome «Google».
3) In Norvegia una donna sarebbe persino finita in carcere per due giorni per non avere pagato la multa comminatale per avere battezzato una figlia «Gesher» («Ponte» in ebraico). Trattandosi della tredicesima figlia della donna, è possibile in realtà che avesse semplicemente finito i nomi «normali». Recentemente il governo norvegese ha sostituito l'elenco dei nomi «proibiti» con una norma generale che vieta i nomi che si riferiscono a malattie, sesso e altre materie considerate inappropriate.
4) In Malesia il governo ha emanato nel 2006 una lista di nomi «indesiderabili», in contrasto con le tradizioni religiose del paese. Tra questi «Chow Tow», che in cantonese significa «Testa puzzolente». Proibiti anche «Chwar» (Serpente) e «Woti» (Rapporto Sessuale).
5) In Cina, con un miliardo di abitanti, trovare un nome originale può essere difficile. Una coppia è stata additata al pubblico ludibrio per avere battezzato la figlia «@», anche se il simbolo della «chiocciola» di Internet richiama l'ideogramma che in cinese significa «amore».
6) In Germania è stato rifiutato il nome «Miatt» perchè non consentiva di capire se il portatore era un maschio o una femmina. Respinti anche «Woodstock» e «Grammophon». Ammessi invece «Jazz» e «Lafayette».
7) In Danimarca una coppia ha scelto di chiamare «Anus» il proprio figlio: niente da fare, tentativo (fortunatamente) respinto. Bocciati anche «Pluto» e «Monkey».
9) In Portogallo esiste una circolare governativa di ottanta pagine sui nomi ammessi o non ammessi. La norma contiene alcune stranezze (è consentito, per esempio, «Tomas» ma non «Tom»). E, a scanso di eccessi, è scritto chiaramente che non si può battezzare il figlio «Ovnis», che in portoghese indica gli Ufo.
10) Questo è il nome che Ratzinger troverebbe indubbiamente più indigesto: in Giappone una coppia ha chiesto di chiamare il proprio figlio «Akuma», ovvero «Diavolo».

Il governo si è opposto ma i genitori hanno insistito in nome della libertà di scelta: ne è nata una lunga battaglia legale terminata con la sconfitta della coppia e l'assegnazione al pargolo di un nome meno demoniaco.

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