Lanterne (e luci) rosse a Chinatown: così i massaggi diventano un affare

IRREGOLARI I negozi spuntano di continuo a ogni angolo, senza verifiche o autorizzazioni

Lanterne (e luci) rosse a Chinatown: così i massaggi diventano un affare

Hanno nomi esotici e dietro vetrine con scritte orientali nascondono la promessa di relax e distensione. Sono i centri massaggi, per lo più stranieri, che offrono low cost ciò che nelle Spa si paga a peso d’oro: i trattamenti benessere appunto. Si tratta per lo più di massaggi, da quelli rilassanti a quelli rassodanti, offerti ad un prezzo decisamente basso: 30 euro per un’ora di massaggio completo eseguito dalle mani sapienti di una ragazza dagli occhi a mandorla. Col dubbio che, in qualche caso, non ci si fermi al solo massaggio.
Da via Messina a via Lorenteggio, i centri massaggi non conoscono confini e spuntano come funghi in ogni angolo della città. Nessun controllo, nessuna autorizzazione, e un sottobosco di attività per la quale ancora oggi non esiste alcuna regolamentazione. Le uniche due leggi in materia si riferiscono, quella del 2005, al riconoscimento delle discipline bionaturali e, quella del 2007, a fissare le regole per i centri massaggi posti esclusivamente all'interno delle strutture alberghiere.
Un’ennesima crociata questa, di cui si fa carico ancora una volta il Carroccio che, dopo aver chiesto e ottenuto la regolamentazione dei Phone center nel 2005 e, ultimamente, una disciplina oraria per i Kebab, adesso, punta dritto verso i centri messaggi.
«Questa dei centri massaggi è la medesima problematica che si era presentata con i Phone center - aggiunge Fabrizio Cecchetti, presidente della commissione Bilancio alla regione Lombardia al fianco di Salvini nella richiesta della regolamentazione - in mancanza di regole precise, infatti, non si poteva effettuare un censimento preciso e sapere con certezza quali attività venivano svolte all’interno».
Censimento difficile da effettuare anche per i centri massaggi. L’unico strumento in possesso del Comune è infatti la Diap, la dichiarazione di inizio attività, obbligatoria per questo tipo di attività solo da un anno a questa parte: «Grazie all’obbligo di questa dichiarazione - continua Salvini - noi oggi siamo in grado di sapere quanti centri massaggi, almeno nell’ultimo anno, sono stati aperti a Milano ma non siamo purtroppo in grado di reperire i dati pregressi. Bisogna istituire un albo dei controlli e delle normative nell’interesse dei clienti e soprattutto di chi abita vicino a questi posti».
Dallo sportello unico di Palazzo Marino gli ultimi numeri però parlano chiaro: soltanto nell’ultimo anno, infatti, sono stati aperti ben 86 centri massaggi di cui 18 gestiti da italiani e 68 da titolari stranieri.
Un boom di nuove aperture che ha subito un’impennata proprio negli ultimi due anni, e che ha reso più agguerrita la concorrenza nel settore: «La nostra preoccupazione- puntualizza ancora Cecchetti - è che questi centri massaggi tolgano lavoro a quanti si occupano di questa professione in modo serio e professionale come i fisioterapisti.

Sempre che, certo, all’interno di questi centri si effettuino davvero i massaggi».
Il dubbio, insomma, è che dietro le molte fotografie ammiccanti delle ragazze orientali che invitano a entrare in tutti questi centri si possa nascondere anche qualcos’altro.

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