In apparenza erano tre innocui mediatori daffari cinesi ai quali i connazionali si rivolgevano in caso di bisogno. Che si trattasse di cercare casa, di trovare un lavoro, di ottenere i documenti per mettersi in regola in Italia, questi tre uomini costituivano un vero e proprio punto di riferimento per la comunità italiana di Chinatown. In particolare il 40enne Chen X., sulla carta si presentava addirittura come presidente di una vera e propria associazione culturale onlus e, insieme a due complici, aveva veri e propri uffici di mediazione daffari in via Paolo Sarpi: insomma, una garanzia sotto tutti gli aspetti.
La pensano diversamente gli investigatori del commissariato Cenisio. Che, dopo aver indagato su di loro da marzo dello scorso anno, ora sono in grado di affermare che Chen X., Hu Y., 36 anni e Lin A., 28enne sono tre balordi veri e propri. E nei giorni scorsi li hanno fermati con laccusa contraffazione di documenti, favoreggiamento e sfruttamento di cittadini irregolari. Grazie a documenti clonati, infatti, la banda riproduceva falsi permessi di soggiorno, carte didentità e codici fiscali contenenti dati anagrafici di soggetti realmente esistenti, ricavate da fotocopie degli originali e ottenuti, naturalmente, grazie alla loro attività «ufficiale» di mediatori daffari. Sui documenti posticci piazzavano poi le foto dei nuovi possessori e il gioco era fatto.
Tuttavia la banda dei tre non si dilettava soltanto nel produrre i documenti ma, dopo averli realizzati, faceva ben di peggio, stipulando addirittura dei contratti daffitto su tutto il territorio nazionale. Anche in questo caso lillegalità si fonde con altra illegalità, ancora più pesante. Le titolari degli appartamenti in questione, infatti, erano perlopiù prostitute (finora ne sono state identificate una quarantina, a Milano tutte residenti tra via Mac Mahon e dintorni, ndr) che lì - passando per comunissime affittuarie - esercitavano la loro attività senza problemi, con tanto di bollette del gas e dellelettricità intestate a loro nome e sempre regolarmente saldate.
Che il giro dei tre cinesi si fosse notevolmente allargato, estendendosi a comunità dagli occhi a mandorla residenti su tutto il territorio italiano, non lo dimostrano tanto i 50mila euro in contanti che la polizia ha rinvenuto in loro possesso al momento del fermo, quanto piuttosto i contratti di locazione stipulati non solo a Milano, ma anche a Monza, Sondrio, Biella, Alba (Cuneo), Vicenza, Imperia, Rapallo (Genova), Parma, Roma, Caserta e provincia, in particolare a Santa Maria Capua Vetere.
Lindagine dei poliziotti del commissariato Cenisio è partita dopo alcune segnalazioni dei vicini delle prostitute infastiditi dal via vai di clienti, ma soprattutto grazie alla denuncia di un cinese al quale i tre balordi, a sua insaputa, avevano clonato la carta didentità.
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