Roma«Primarieee!» è il barrito semi isolato dell’elefantino Giuliano Ferarra che ieri ha radunato al teatro Capranica i «liberi servi del Cav». Sul palco, accanto al timoniere del Foglio, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, quello del Tempo Mario Sechi, quello di Libero Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri. Il giornalismo di centrodestra, in conclave per capire come rilanciare la leadership di Berlusconi e risollevare il Pdl dalla batosta delle ultime Amministrative, mette sul lettino dello psicanalista l’acciaccato premier. Una riunione-pungolo aperta a ospiti «infiltrati» perché di sinistra come i cronisti Marina Terragni, Ritanna Armeni e l’ex direttore di Liberazione, Piero Sansonetti.
Convitato di cartone, Silvio Berlusconi: presente soltanto come sagoma di cartone che la Mussolini si sbaciucchia prima del suo pirotecnico intervento. Tutti si rivolgono a lui. Il primo è Ferrara che un paio di pachidermiche zampate al premier le molla eccome: «Do un consiglio disinteressato: cambia passo, rimettiti in gioco, rilegittimati con una grande campagna nazionale, non ti ingessare, torna a combattere, e sostituisci l’autocrazia con la democrazia nel tuo partito». In prima fila molti big dal Pdl: da Cicchitto a Galan, da Verdini a Brunetta, dalla Meloni alla Santanchè, passando per la Mussolini e la Rizzoli. La soluzione proposta da Ferrara è una siringata di legittimazione popolare: «Primarie generali, con un regolamento rigido, l’1 e il 2 di ottobre. I leader si mettano in gioco e si candidino. Così si crea una situazione di competizione e democrazia interna. Si passi dall’autocrazia alla democrazia».
Il direttore del Tempo, Sechi, è spietato nell’analisi della sconfitta ma sulle primarie non fa i salti di gioia: «Vedo apparecchiarsi tanti tavoli ma se un tempo si viveva di minestra e politica, oggi vedo qualche minestra ma pochissima politica». Sechi è pessimista: «Dico ai politici qui davanti: la nave affonda ma l’orchestra del Pdl continua a suonare. Le sconfitte di Napoli e Milano sono gravi e non si risolvono con Alfano segretario politico. Qui serve una rivoluzione nel partito. Sbrigatevi».
Scettico sul modello Ulivo anche Belpietro: «Avviare le primarie significa certificare l’inizio del dopo Berlusconi. Il Cavaliere, piuttosto, non ci racconti i problemi dell’Italia ma torni a far sognare il Paese: deve darci una soluzione». Sallusti, invece, ribalta il punto di vista: «Il partito deve tornare ad essere al servizio di Berlusconi e non il contrario. Tutte le volte che il Cavaliere ha imposto candidati sconosciuti, come Cappellacci in Sardegna, ha vinto». Poi, ironico: «Ferrara sta mettendo in scena un regicidio. Il berlusconismo è una monarchia e Giuliano vuole dare i poteri del monarca al popolo». Ma c’è ottimismo in Sallusti: «Possiamo ancora credere che Berlusconi possa cambiare le regole così che questo Paese diventi governabile». Faccia come De Gaulle: «Anche lui diede più di una spallata, a volte ponendosi anche borderline rispetto alla Costituzione, ma seppe cambiare nell’interesse del suo Paese».
E poi Feltri, a chiudere gli interventi: «Attenzione a non fare il funerale in assenza della salma. Il campionato è lungo e in testa c’è ancora il Pdl. Certo, abbiamo fatto degli autogol ma non servono troppe critiche». Certo, sorride Feltri: «Se l’avversario è Bersani e noi nel 2013 perdiamo le elezioni io vengo qui e mi sparo». In mezzo al coro di centrodestra, anche qualche voce stonata di centrosinistra che provoca l’ira della platea: «Il berlusconismo è finito - ringhia Marina Terragni, giornalista di sinistra e femminista -. I milanesi non lo hanno più votato perché l’hanno giudicato moralmente inaccettabile». «Basta, vattene!», la risposta della platea. Non è finita: «Berlusconi è vecchio, è muffa, ai giovani non piace più».
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