L'Aquila che risorge: parquet e persiane gialle a Bazzano aprono i primi 280 alloggi

Ecco le prime abitazioni realiazzate dopo il terremoto. Case "vere" su tre piani che saranno disponibili a partire dal 15 settembre. A Bazzano Gli operai lavorano giorno e notte

L'Aquila che risorge: parquet e persiane gialle 
a Bazzano aprono i primi 280 alloggi

nostro inviato all'Aquila

Ingrandendo l’immagine nell’obbiettivo si notano i particolari che gli occhi, dalla distanza, non distinguono: il lampioncino sul balcone, la verniciatura sulla persiana, il pluviale di rame che corre lungo l’intonaco. E una bandiera italiana, ma questa non c’entra con la casa: è la firma sull’opera. L’«opera» è il quartiere emerso in tre mesi dalla terra di Bazzano, lungo la statale 17, a quattro chilometri dall’Aquila. Dalla fine del G8, quando i potenti della terra passarono di qui a osservare i lavori, sono trascorsi cinquantacinque giorni. Eppure dove c’erano solo scavi per le fondamenta ora svettano tre piani, nei punti in cui i primi pilastri venivano eretti ora la verniciatura dei condomini è finita, le balaustre dei balconi montate, i vetri puliti dagli schizzi di calce. Inizio e fine delle costruzioni in meno di due mesi. Durata del cantiere, poco più di novanta giorni. Quel primo mese in più è stato dedicato al tesoro di queste case, le piastre antisismiche, che sorreggono tutti i palazzi come muscoli elastici e potenti che sanno assecondare e contrastare un eventuale terremoto. Decine di alloggi adesso sono già arredati, televisori compresi. Le case sono pronte. Protezione civile e governo consegneranno dal 15 settembre i primi appartamenti per 3mila sfollati. Ma perlustrando questa nuova piccola Aquila che sta nascendo lungo la ferrovia, viene da indovinare che quella data sarà persino anticipata. «Sono già state chiamate le imprese di pulizia», ci viene detto da questi operai che lavorano giorno e notte, ciclo continuo. Significa che manca solo la rimozione di qualche truciolo. Le palazzine praticamente in ordine sono tre. Su una è già salito l’antennista per il collegamenti dei cavi televisivi. Gli appartamenti più grandi misurano 80 metri quadrati. Due bagni, uno con vasca e uno con doccia. Parquet chiaro in tutte le stanze. I balconi sono chiusi da inferriate nere a trama sottile, mentre tutte le persiane sono dipinte di giallo. Questo è il primo colore che si vede arrivando qui: un quartiere di finestre gialle. Entro il 29 settembre saranno ultimate 13 palazzine su 21, duecentottanta appartamenti. L’intero progetto C.A.S.E, diviso in 19 aree, che tra poco si chiameranno di diritto quartieri, prevede la costruzione di 160 edifici con 4.500 alloggi per 15mila persone. L’impressione è che un motore si sia acceso all’Aquila dopo mesi di dolore, sonno e sfiducia. Da ieri è iniziato il grande esodo dalle tendopoli di circa 30mila terremotati. Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso è stato costretto a firmare un decreto che autorizza la prefettura a requisire gli alberghi della città, perché alcune strutture non avevano fornito la disponibilità. A Coppito, nella scuola della Finanza, i primi aquilani si stanno sistemando nelle palazzine dirimpetto a quelle dove alloggiavano Obama, Berlusconi, Sarkozy, Medvedev. Il centro storico si svela a piccoli pezzi, con aperture centellinate di strade simbolo. In via Federico II, l’accesso al Duomo della città, i palazzi sono tutti inclinati di almeno sette centimetri verso la piazza.

I muri sono stati puntellati con una struttura di tubi e la strada sembra un tunnel scavato in una ragnatela di tralicci sotto la quale si intravedono i bigliettini lasciati dai commercianti dopo il 6 aprile: «Arrivederci! Chissà dove...». In cima alla chiesa delle Anime Sante, un ombrello di acciaio protegge la cupola spalancata dal terremoto. 

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