Frank O. Gehry, famoso in tutto il mondo per aver disegnato le forme inconfondibili del Museo Guggenheim di Bilbao, è morto ieri come riporta il New York Times nella sua casa di Santa Monica, in California, a 96 anni. Stando a quanto riportato dalla responsabile del suo staff, l'architetto americano è deceduto per le complicazioni di una breve malattia respiratoria. La notizia ha colto tutti di sorpresa: Gehry stava lavorando al tanto atteso (e faraonico) Guggenheim Museum di Abu Dhabi, la cui inaugurazione è stata annunciata per il prossimo anno. Nato nel '29 a Toronto come Ephraim Owen Goldberg, si trasferisce negli Stati Uniti, si laurea in architettura, viaggia in Europa e negli anni '60 apre il suo primo studio. È un tipo sveglio e si butta sulla progettazione delle case unifamiliari che punteggiano il paesaggio americano: comincia con la sua, di casa, che disegna con una struttura a U e ha successo.
Gli anni Settanta sono un via-vai di committenze private e ben presto il suo stile travalica l'Oceano: Paolo Portoghesi lo invita alla Biennale di Venezia del 1980 e da lì in avanti le committenze pubbliche come l'Istituto di Psichiatria a Yale, l'Areospace Museum e la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles e il Weisman Art Museum a Minneapolis, tutte opere concepite come scene teatrali lo portano nell'Olimpo dell'architettura mondiale sebbene non manchino i critici. La Walt Disney Concert Hall fu realizzata senza tener conto che le luccicanti curve in acciaio inossidabile della struttura esterna avrebbero abbagliato gli abitanti delle case vicine, trasformando i loro appartamenti in vere e proprie serre. Frank O. Gehry diventa l'uomo capace di scomporre gli spazi e i volumi, bravo ad accostare materiali diversi (tra i prediletti ci sono le leghe a base di titanio ma anche le lamiere ondulate) e a disegnare negli ambienti urbani architetture che paiono sculture. Gehry, che ha avuto il Pritzker Prize nel 1989 e il Leone d'Oro alla carriera durante L'11esima Biennale di architettura di Venezia (a proposito: per la Serenissima aveva progettato il Venice Gateway, terminal nautico che dovrebbe collegare l'aeroporto cittadino al centro storico, mai realizzato), è responsabile del controverso "effetto Guggenheim". Prende il nome dal Guggenheim Museum di Bilbao (1991-1997), forse il primo vero museo contemporaneo, di certo il primo a configurarsi con quella forma iconica lungo le sponde del fiume, astronave sospesa in un'area della città basca un tempo degradata - come contenitore che "pesa" più del contenuto. È il primo museo a diventare un brand ed è un successo planetario: negli anni Duemila svariati studi economici dimostrano l'effetto Guggenheim sull'incremento turistico di Bilbao e nel giro di pochissimo il museo diventa un "case-history" con infiniti (non sempre riusciti) tentativi di imitazione.
Gehry cavalca l'onda e firma molti progetti, dribblando le critiche per alcuni azzardi progettuali, come quelli all'Opera House del MIT, la cui complessità delle forme curve e l'uso di materiali non sempre adatti hanno portato a ricorrenti problemi strutturali e infiltrazioni. Gehry, l'archistar che odiava essere chiamato così, è morto lasciando ancora parecchi progetti incompiuti, ma la sua architettura eccentrica e muscolare è l'immagine perfetta di questi nostri tempi.