Politica

Larini condannato dopo 13 anni: sequestrato il salotto di casa sua

da Milano

Cartoline dal passato: l’Ambrosiano, il Conto Protezione, i tesori dissipati in mille rivoli e spariti chissà dove. Ora, il retino della giustizia acchiappa gli spiccioli. Beni per 48.700 euro: quelli di casa Larini. Sì, Silvano Larini, l’amico di Bettino Craxi, altro nome eccellente delle cronache di Mani pulite, condannato per il Conto Protezione a 4 anni (condonati). Può sembrare incredibile, ma a distanza di 13 anni, è rimasto impigliato, lui e solo lui, nella tenace battaglia, ai limiti dell’archeologia giudiziaria, dei piccoli azionisti dell’Ambrosiano. È la giustizia italiana: arriva a scoppio ritardato, qualche volta quando gli eventi sono già storia.
Qui la coda del dinosauro è arrivata direttamente a casa Larini e si è portata via una poltrona di Le Corbusier, le sedie in paglia di Vienna, i quadri. Perfino una cassapanca, però vuota. In una parola: gli arredi. Pignorati e messi in vendita. Perché il giudice del tribunale civile di Milano ha stabilito che Larini deve risarcire i piccoli azionisti per un totale di 320mila euro. Dimezzati, dalla successiva pronuncia della corte d’appello che potrebbe chiudere, ma anche no, questa storia.
Così ieri la signora Viviana Lecchi Larini ha partecipato, senza eccessiva trepidazione, all’asta e ha pagato di tasca sua pezzi della mobilia di cui conservava ancora le fatture d’acquisto. Ha salvato, con legittima soddisfazione, le sedie. Qualche oggetto della collezione è stato acquistato, addirittura, da uno dei legali dei naufraghi dell’Ambrosiano, altro ancora è rimasto nelle mani del battitore.
Insomma, i fantasmi di un’antica stagione sono di nuovo fra noi. E non è detto che la contesa sia giunta alla fine. Anche se il catalogo, per niente sontuoso, delle merci esposte, fa capire il ritornello finale: a chi aspetta giustizia da troppi anni toccheranno le briciole.

I tesori, invece, non torneranno.

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