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Lasagne in cella condite con la cocaina

Giannino della Frattina

Era sicura di passare inosservata. Il nascondiglio sicuramente a prova di cane antidroga, visto il buon profumino del ragù e della pasta fresca. E, invece, tutto è andato in fumo. E non per colpa del forno, da cui il piatto era uscito cotto a puntino, bensì di scrupolosi agenti della polizia penitenziaria. Tutto succede alla «Malastalla», così come la vecchia mala milanese chiamava una volta il carcere di San Vittore. Giorni di festa e orario di visita. Nulla di strano se la moglie di un carcerato si presenta con un pacco ancora fumante.
Si sa, Natale è sempre Natale e anche un piatto di lasagne può far sentire un po’ meno lontani da casa. Un pensiero, è proprio il caso di dirlo, squisito quello che la donna di 34 anni dedica al marito momentaneamente «costretto» a rinunciare a pranzi e cenoni. Il perché gli agenti si siano insospettiti non è dato sapere. Di certo c’è che immediata è partita l’ispezione del manicaretto. E non c’è voluto molto a scoprire che, tra lasagne e ragù, era nascosto un ingrediente non proprio previsto dalla ricetta. E nemmeno dal regolamento carcerario.
Quattro bei grammi di cocaina già pronti all’uso. E così la trentaquattrenne dalla fedina penale assolutamente immacolata, è stata colta in flagranza.

Per lei sono subito scattate le manette e l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti in carceri. E già oggi il giudice per le indagini preliminari si dovrà pronunciare sulla richiesta di convalida dell’arresto avanzata dalla procura.

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