«Personalmente, lho ripudiata. Sono andato anche a una prima della Scala senza, ultimamente lho messa solo per assistere a una conferenza di Kissinger e per andare dal Presidente del consiglio Berlusconi». Carlo Rossella non ha dubbi. La cravatta può essere tranquillamente riposta negli armadi, destate ma anche dinverno.
Come mai questimprovvisa disaffezione?
«Mi dà fastidio, è finito un amore, come succede con le donne. Da cinque o sei anni hanno iniziato ad abbandonarla attori, registi e produttori di Hollywood, poi i grandi personaggi della new economy, come Bill Gates, se ne fa a meno anche nellalta società londinese. È una tendenza, al di là delle stagioni».
Per i politici quando è obbligatorio portarla?
«Nelle cerimonie ufficiali, alle cene di ambasciata o quando si visita unalta autorità di Stato. E poi sicuramente in Parlamento, è una sorta di divisa, come il frac per i camerieri dei ristoranti di lusso. La passata legislatura è stata un trionfo di maglioni e magliette colorate, quella attuale per fortuna è molto più chic. Ma nelle riunioni di partito la cravatta è inutile. Anche in inverno, uno si mette una bella polo con un blazer ed è a posto».
E destate?
«LItalia dovrebbe arrendersi al fatto di essere un paese caldissimo. Dovremmo portare la guayabera, una camicia a maniche lunghe, di lino o cotone, abbottonata davanti che si usa ai tropici: anche ambasciatori e ministri la indossano ai ricevimenti diplomatici. Bisognerebbe sdoganare anche i sandali per uomo, quelli ben lavorati in cuoio. Lunica cosa da evitare è la camicia a maniche corte: fa molto steward dei charter islandesi».
Ma non pensa che per le donne un uomo senza cravatta abbia meno fascino?
«No, perché ormai guardano agli uomini come a dei bei giocattoloni con cui intrattenersi e la cravatta nel maschio non è erotica. Nelle donne invece lo è moltissimo. Basti pensare a Marlene Dietrich nellAngelo azzurro. Ecco io penso che dovremmo togliere la cravatta agli uomini e metterla alle donne: avete voluto tutto, prendetevi anche questo».
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