Latte inquinato, scontro tra Italia e Nestlé

La procura vuole i nomi dei responsabili del controllo qualità e interrogare i funzionari delle Asl Marche. Nuovi sequestri a Pavia

Monica Marcenaro

da Milano

«Una tempesta in un bicchiere d’acqua». Con queste parole, ieri mattina l’amministratore delegato di Nestlé, Peter Brabeck, ha commentato il maxi sequestro su tutto il territorio nazionale di milioni di litri di latte per l’infanzia, aggiungendo che i costi per la compagnia non supereranno i 2 milioni e mezzo di euro, «assolutamente trascurabili».
In buona sostanza la multinazionale, prima al mondo nel settore alimentare, si difende sottolineando che i prodotti incriminati sono stati tolti dal mercato «a titolo di estrema cautela», di aver cominciato a ritirare le confezioni di propria iniziativa e che in Italia si tratta al massimo di due milioni di litri.
È dell’altro ieri la richiesta del ministro per le Politiche agricole Alemanno con cui sollecitava l’intervento della Ue per concertare a livello comunitario le misure da adottare dopo la scoperta del latte alterato e i primi sequestri da parte del Corpo Forestale dello Stato. Nestlé aveva precisato di aver cominciato a ritirare il latte di propria iniziativa nei giorni precedenti e di averlo fatto anche in Portogallo, Spagna e Francia.
Ieri, l’azienda ha spiegato che già a luglio era stato raggiunto un accordo con l’Ue e il ministero della Salute italiano per lasciare scadere i prodotti incriminati e modificare il sistema di produzione degli imballaggi. Poi il direttore esecutivo e presidente ha definito tutta la vicenda «una tempesta in un bicchiere d’acqua. Improvvisamente, il ministero dell’Agricoltura ha creato un trambusto in Italia: ciò ha a che fare più con la politica, che non con altro».
Le dichiarazioni hanno provocato la reazione dei rappresentanti del governo italiano. Prima ha risposto il ministro della Salute Francesco Storace che ha smentito gli accordi per lo smaltimento dei quali parla l’azienda e ha annunciato querela. Poi è intervenuto anche il ministro per le Politiche agricole. «Le dichiarazioni di Brabeck sono gravi e sconcertanti - ha replicato Alemanno – è evidente che le industrie coinvolte nella vicenda del latte contaminato avevano l’obbligo di ritirare tutte le produzioni contaminate dal mercato e dovevano farlo senza indugio e senza accampare alibi».
Da Bruxelles, l’Agenzia per la sicurezza alimentare ha analizzato i campioni di latte ed è giunta alla conclusione che la sostanza chimica in questione, l’IsopropylThioXantone (ITX), non dovrebbe provocare effetti tossici. «Sulla base dei limitati dati disponibili, la presenza di ITX nel latte potrebbe essere considerata indesiderabile. Tuttavia non è probabile che rappresenti un rischio immediato per la salute ai livelli che sono stati riferiti», ha precisato il portavoce Philip Tod.
L’agenzia Ue dovrebbe dare un parere preliminare entro due settimane e le considerazioni finali entro marzo. Intanto, continuano i sequestri: ieri sera 800 confezioni di latte sono state ritirate dal corpo forestale a Pavia, Vigevano e Stradella, in farmacie e centri commerciali. Per la procura di Ascoli Piceno la presenza della sostanza nel latte rappresenta comunque un reato, perché viola una legge del 1962 sulla disciplina igienica della produzione e vendita di alimenti e bevande.
I magistrati intendono recuperare i nomi dei dirigenti della Nestlé responsabili del processo di controllo qualità e distribuzione del latte, interrogare i funzionari dell’Azienda sanitaria delle Marche che hanno ritardato la segnalazione alla magistratura della positività all'Itx dei campioni esaminati.

Intanto, è attivo da oggi il call center del ministero della Salute che risponde al numero di pubblica utilità 1500. Altri aggiornamenti utili sono rintracciabili sul sito www.ministerosalute.it alla sezione Primo Piano.

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