Lauda: «Questa F1 non è quella del mio rogo Ma l’imprevisto...»

Budapest La qualificazione, la gara, tutto in secondo piano quando capitano gravi incidenti. Dopo l’incredibile tragedia della scorsa settimana che è costata la vita a Henry Surtees, figlio di John (campione del mondo con la Ferrari nel 1964), colpito da una ruota staccatasi da un’altra vettura in una gara di F2 a Brands Hatch, ieri la sfortuna ha colpito Felipe Massa. E il paddock, come sempre capita in questi brutti momenti, per un po’ è rimasto ammutolito. Pensieri neri, memorie che si vorrebbero cancellare.
«È sempre così - ha detto Niki Lauda -. La gente dimentica, vuole dimenticare. Non parliamo del rogo che quasi mi bruciò vivo al Nurburgring nel 1976. È passato tanto tempo e la tecnologia è cambiata. Ora c’è una sicurezza molto più elevata nelle corse. Ma non si può parlare di un cento per cento, resta sempre un margine di rischio, per l’imprevisto. Le corse sono state e sono ancora pericolose. Con tutti i tipi di vetture. La velocità si paga. E non credo che si possa mettere un cupolino alle monoposto o qualche altro genere di roll-bar, limiterebbero la visibilità che è già scarsa. Quando ti arriva in faccia un detrito, un pezzo, un sasso mentre viaggi a 300 all’ora è come se fossi colpito da un oggetto del peso di una tonnellata. Non si può fare nulla».
Fatalista la considerazione di Kimi Raikkonen. «Purtroppo - ha dichiarato il compagno di squadra di Massa - certi episodi sono sfortunati, il rischio fa parte del nostro sport. Le vetture non possono essere coperte. Rotture come quella che si è verificata sulla Brawn GP di Barrichello non sono comunque imputabili alla riduzione dei costi. Ovviamente mi dispiace moltissimo per Felipe. Mi auguro di rivederlo prestissimo in pista con la sua Ferrari».
Protagonista involontario dell’incidente, Rubens è stato fra i piloti più amareggiati per quanto è successo. «Non riesco a capire - ha spiegato Barrichello -. Io ho soltanto sentito che la sospensione posteriore non era più equilibrata e stavo rientrando ai box. Non mi sono accorto di nulla. Poi, quando ho visto in televisione che Felipe era finito sotto le gomme ho pensato a una normale uscita di pista. Solo nel momento in cui mi sono reso conto che non usciva dall’abitacolo, ho cominciato a preoccuparmi. Sono andato di corsa al pronto soccorso, anche perché ritenevo che non ci fossero parenti vicino a lui. Ma sono uno che patisce la vista del sangue e nel momento in cui ho notato che c’era suo fratello Edoardo, sono andato via. Certo, questa è un’angoscia».
Sull’accaduto è arrivata anche la spiegazione di Ross Brawn: «Non sappiamo ancora il motivo certo, ma si è rotto il terzo ammortizzatore posteriore. In pratica si è aperto e la molla è volata via. Dai dati raccolti abbiamo potuto calcolare che la Ferrari di Felipe era staccata di 4 secondi dalla nostra vettura. La molla deve essere saltata sull’asfalto e ha colpito il casco di Massa. Nel 1994, mi ricordo, a Monza si staccò la telecamera dalla Ferrari di Alesi e colpì quella di Berger. Per fortuna ci furono solo danni alle macchine».


Fernando Alonso, già frastornato da una pole position che gli è stata assegnata in ritardo per un guasto ai cronometraggi, in conferenza stampa, ha fatto gli auguri di pronta guarigione a Massa: «È un ottimo pilota, un amico, un bravo ragazzo. Spero di rivederlo prestissimo in pista». BG

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