Roma

Laurentino 38, cadono i ponti. Meglio tardi che mai

Claudia Passa

Meglio tardi che mai. Crollano i ponti e rinasce il quartiere al Laurentino 38. E se la fanfara veltroniana s’è già messa in moto per riscuotere consensi per un’opera di riqualificazione della quale per molti anni s’è sentita la mancanza, il centrodestra rivendica il merito della lunga battaglia culminata ieri con la firma del protocollo d’intesa per la demolizione dei ponti 9, 10 e 11 e la rimessa a nuovo della zona.
L’atto ufficiale reca in calce le firme degli assessori comunali Giancarlo D’Alessandro (lavori pubblici) e Paolo Carrazza (periferie), dell’assessore regionale Bruno Astorre, del presidente del XII municipio Paolo Pollak e del commissario straordinario dell’Ater, Antonino Bianco. La tabella di marcia è segnata: la prossima settimana verrà pubblicato il bando (3,2 milioni di euro la base d’asta), entro 180 giorni la ditta vincitrice dovrà iniziare i lavori, e portarli a termine entro altri 150. Il tutto, non prima d’aver individuato gli alloggi provvisori per le 80 famiglie che vivono nei ponti, e approvato la variante urbanistica per la riqualificazione che seguirà due binari: ambientale (parcheggi, strade e marciapiedi) e sociale (servizi, uffici e luoghi di ristorazione e intrattenimento). Inoltre - ha annunciato D’Alessandro - «verrà inaugurato un nuovo parco intitolato a Eros, il ragazzo investito nel quartiere».
Un progetto destinato a far parlare, nei giorni in cui Parigi piange per la sua periferia in fiamme. A tal proposito il consigliere regionale dei Ds Giovanni Carapella, contraddicendo Romano Prodi, ha precisato che «Roma non è Parigi, ma una città solidale, che della diversità delle culture fa una ricchezza». Segno che quel che pensa Prodi non ha fatto breccia negli amministratori locali della sua coalizione, o che il monito lanciato dal leader non vale più quando sulla poltrona di sindaco siede ad esempio Walter Veltroni.
Il taglio del nastro per il progetto («partecipato», dice Carrazza) è atteso per il 2007. E Pollak ricorda che il percorso culminato ieri «era iniziato nel settembre 2001, quando il XII municipio votò un documento per chiedere l’abbattimento degli ultimi tre ponti del Laurentino 38». Sul fronte regionale, è Luciano Ciocchetti (Udc) a sottolineare come «il centrosinistra raccoglie quello che Storace e il centrodestra hanno seminato», poiché «la riqualificazione non parte di certo oggi». Non solo: «se il Comune non avesse tenuto bloccato un anno e mezzo l’accordo - aggiunge Ciocchetti - a quest’ora i ponti erano già abbattuti».
Fa notare Andrea De Priamo, vicepresidente del XII municipio: «Guarda caso solo dopo l’arrivo di Marrazzo il Comune sblocca la variante al piano di zona per l’abbattimento dei ponti, tenuta nel cassetto per due anni». Il capogruppo di An alla Pisana, Fabio Rampelli, conia invece il nome di «Veltrazzo». «Gli siamo grati - ironizza -, ma è sorprendente notare come le perplessità sull’abbattimento espresse da Rifondazione Comunista al Campidoglio siano state superate, consentendo al sindaco di rivendicare la paternità di un progetto maldigerito dalla sua maggioranza».
Il vicepresidente del consiglio comunale, Fabio Sabbatani Schiuma (An) attribuisce proprio al Campidoglio «le maggiori responsabilità del degrado del Laurentino 38», per aver «persino concesso il domicilio agli occupanti abusivi degli ultimi tre ponti».

Il consigliere comunale Marco Marsilio rivendica infine ad An il merito della battaglia condotta, delle insistenti richieste che hanno finito nel tempo con lo «spaccare la maggioranza capitolina, nella quale sopravvivevano e sopravvivono, come cariatidi di una ideologia sepolta, nostalgici dell’architettura marxista».

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